La CGIL denuncia l'ennesima strage di centinaia di uomini, donne e bambini palestinesi sui quali si è scatenata la rappresaglia dello stato di Israele a seguito delle azioni condotte da gruppi armati di Hamas verso i centri abitati israeliani lungo la Striscia di Gaza. Ancora una volta, in assenza di reali sviluppi sul terreno del processo di pace, la parola è ritornata alle armi, nonostante i fallimenti che oltre mezzo secolo di storia hanno riproposto lungo questa strada. Ai disastri dell'amministrazione Bush non si è saputo contrapporre nessuna pratica iniziativa della comunità internazionale, prima di tutti dell'Unione Europea, che aveva e ha tutti i requisiti per essere attiva protagonista nella soluzione del conflitto. I palestinesi hanno tutto da perdere, ma anche gli israeliani non hanno nulla da guadagnare da un ricorso al conflitto armato che non può vedere né vinti né vincitori e che può solo rafforzare i radicalismi nei due campi. La tregua immediata, innanzitutto, e il ritorno al tavolo del negoziato sono gli sbocchi obbligati dell'attuale situazione, se non si vogliono infliggere ulteriori e inutili sofferenze alla popolazione civile di Gaza,  già duramente provata e oggi allo stremo. La CGIL, che ha da sempre sostenuto la strada del dialogo e della ricerca dell'accordo, a partire dal dialogo tra gli stessi sindacati, palestinese e israeliano, chiede pertanto a tutte le istituzioni, nazionali e internazionali, di promuovere un'iniziativa immediata ed efficace in tale direzione.