Con la Germania e l'Olanda, l'Italia è uno dei paesi dell'Unione europea che contribuiscono di più al bilancio comunitario, specie in rapporto a quanto si incassa per l'agricoltura e sotto forma di aiuti regionali (dopo gli ultimi due allargamenti dell'Unione i vecchi stati membri hanno ricevuto meno). A novembre del 2012, il no di Gran Bretagna, Olanda, e Svezia ha reso impossibile un accordo sul bilancio europeo per il periodo 2014-2020. Rispetto alla proposta della Commissione europea, gli inglesi volevano 200 miliardi di tagli. Sperando di tenere Londra nell'Unione, la Germania si è detta favorevole a un taglio di 100 miliardi. Van Rampuy era sceso a un taglio 80 miliardi. Da parte sua - con un Monti concentrato sulla ripartizione delle spese e la rimessa in questione dei vari sconti e rimborsi di cui godono altri paesi Ue - difendendo agricoltura coesione e crescita, l'Italia avrebbe voluto mantenere integra la dotazione finanziaria di Bruxelles e migliorare il saldo italiano, in passivo per 6 miliardi di euro.Alla vigilia del vertice del febbraio 2013, il Parlamento europeo ha posto un veto preventivo: socialisti, popolari, verdi e liberali sono stati tutti d'accordo nel respingere i tagli pretesi dalla Gran Bretagna e quelli accettati dalla Germania. Da parte sua, Monti si è dichiarato - nel caso di non soddisfazione delle sue esigenze minime in termini di riequilibrio del contributo italiano - pronto a mettere un veto e bloccare ogni decisione.  Alla fine, i capi di Stato e di governo hanno varato un accordo politico per il quadro finanziario pluriennale 2014-2020 (concepito - ipotizzando l'ingresso della Croazia nel 2013 - per un'Ue a 28 Stati membri): v. allegati. Sulla base di questo accordo l'Ue dovrebbe disporre di 959 988 milioni di euro per impegni (l'1,00% del reddito nazionale lordo dell'Ue) e di 908 400 milioni in stanziamenti per pagamenti. "La spesa dovrà essere mobilitata a sostegno della crescita, dell'occupazione, della competitività e e della convergenza, in linea con la strategia Europa 2020". L'Italia ne esce con un saldo migliorato. Ora la parola passa al Parlamento europeo!Intanto la Confederazione europea dei sindacati deplora questo bilancio di austerità: se le cifre dovessero essere confermate questo corrisponderebbe a un ribasso del 3% del bilancio pluriennale.