Solo il 5% dei precari è stato stabilizzato dopo la Riforma Fornero, il 27% ha visto il proprio contratto non rinnovato, il 22% è scivolato verso un contratto precario peggiore, solo il 4% è passato ad un contratto precario con maggiori tutele. Il restante, poco meno della metà dei partecipanti al sondaggio, non ha visto ancora alcun cambiamento (al 25% non è accaduto nulla e al 17% è stato rinnovato il contratto precario senza cambiamenti).Sulla base di questi dati si può sintetizzare che con la Riforma Fornero la situazione dei precari è peggiorata o, nel migliore dei casi, è rimasta invariata.Questo è quanto emerge da un sondaggio online diffuso dai giovani della CGIL nei social network e rilanciato dall'inchiesta di Repubblica.it "precari dopo Fornero", a cui hanno partecipato oltre 500 persone.Oltre ad un sondaggio rivolto ai precari con tutti i tipi di contratti, sono stati effettuati sondaggi specifici per singola tipologia che mostrano ulteriori tendenze: per coloro che hanno un contratto a tempo determinato il non rinnovo alla scadenza sale al 38%, per i lavoratori a progetto si attesta al 23%, per gli incarichi a partita iva al 22%.Per quanto riguarda i contratti a progetto nel 19% dei casi c'è stato un rinnovo senza cambiamenti e solo nel 4% è stato adeguato il compenso secondo quanto previsto dalla legge Fornero.Per il 14% di lavoratori a progetto c'è stata una "trasformazione" in incarico a partita iva, che con la riforma Fornero diviene più facile da utilizzare al di sopra della misera cifra di 18.000 euro annui. Una quota meno rilevante invece è transitata dal contratto a progetto al lavoro dipendente a tempo determinato (5%) o alla somministrazione (2%).Solo il 3% dei lavoratori a progetto è transitato verso il contratto di apprendistato, il cui utilizzo si rivela ancora in calo, così come risulta anche dai dati delle comunicazioni obbligatorie sulle nuove attivazioni (-13,7% nei mesi luglio/settembre rispetto agli stessi del 2011, fonte Ministero del Lavoro).Questi dati confermano purtroppo quanto avevamo già da tempo segnalato. In una fase di recessione la riforma del mercato del lavoro non può avere di per sé effetti positivi sulla qualità dei rapporti di lavoro, in particolare se non accompagnata da incentivi alla stabilizzazione o da politiche di sostegno allo sviluppo.Inoltre la riforma Fornero, lasciando intatto il supermarket delle tante tipologie contrattuali, ha favorito l'utilizzo di contratti meno tutelanti.Ricordiamo infine che i tanti lavoratori a progetto che hanno visto il loro contratto non rinnovato (ne abbiamo calcolati 150.000 negli ultimi 3 anni) non possono accedere all'ASPI e alla MINIASPI, risultando così penalizzati anche sul fronte degli ammortizzatori sociali ben lontani dall'essere universali.Tutti i problemi che vivono i lavoratori precari rimangono ad oggi irrisolti e il prossimo Governo dovrà mettere in campo politiche capaci di combattere davvero gli abusi contrattuali, incentivare le stabilizzazioni, estendere a tutte le tipologie escluse gli ammortizzatori sociali e le tutele in caso di malattia e maternità.La CGIL è impegnata nel perseguire questi obiettivi anche attraverso la contrattazione collettiva, che vogliamo sia più inclusiva, al fine di contrastare l'utilizzo improprio dei contratti precari, promuovere percorsi di stabilizzazione, estendere i diritti fondamentali a partire dalla definizione di un equo compenso per tutte le figure oggi presenti.
Lavoro: CGIL, 27% contratti precari non rinnovati
15 febbraio 2013 • 09:28