Il “Rapporto sulla qualità dello sviluppo in Italia”, realizzato da Tecnè e dalla Fondazione Di Vittorio

 Il commento del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso 


Roma, 11 febbraio - Come  gli studi dimostrano,  la crescita economica ha una relazione stretta con la qualità della vita degli individui e con le caratteristiche e le dotazioni dei territori. Il “Rapporto sulla qualità dello sviluppo in Italia”, realizzato da Tecnè e dalla Fondazione Di Vittorio, nasce da queste premesse e - senza alcuna pretesa di esaustività - ha l’obiettivo di misurare lo stato di salute del Paese da uno specifico punto di vista: quello delle disuguaglianze territoriali.

L’indice generale - in un anno - scende da 100 a 99, con un peggioramento, in particolare nel nord e nel centro, e con il mezzogiorno che continua a essere in grave ritardo rispetto al resto del Paese. Aumentano le disuguaglianze economiche e la concentrazione della ricchezza.

Il ceto medio è più fragile, aumentano i poveri e i bassi salari, il lavoro è percepito più instabile e nel complesso è più difficile migliorare le proprie condizioni. Tutto ciò si riflette in un sentimento di diffuso pessimismo sul futuro e in una crescente sfiducia economica. In particolare, solo il 31% pensa che la situazione economica dell’Italia migliorerà nei prossimi 12 mesi (era il 44% nel 2015) e se si guarda alla situazione personale appena l’11% si attende un miglioramento (era il 13%). Non va meglio sul fronte del lavoro: solo il 24% pensa che l’occupazione crescerà (era il 31% nel 2015).

Una dinamica che segnala, inoltre, un ripiegamento nel privato e un indebolimento della propensione sociale partecipativa.

Il nord, dove è maggiore nel 2016 il calo dell’indice, resta comunque l’area del Paese dove il livello di disuguaglianza economica è inferiore, mentre nel mezzogiorno, sia per quanto riguarda la distribuzione dei redditi che per quanto riguarda la concentrazione della ricchezza, il livello di iniquità sale moltissimo.

La fiducia è uno dei motori più importanti della crescita economica, senza la quale non solo diventa difficile fare progetti di vita, ma anche i consumi e gli investimenti tendono a comprimersi o a dilatarsi in attesa di tempi migliori.