Dopo il sì della Camera alla ratifica dell’Accordo di Parigi, urge il passaggio del testo al Senato. Il tempo stringe e difficilmente l’Italia si presenterà a Marrakech alla 22esima Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici, in programma dal 7 al 18 novembre, con la legge in tasca. Un danno per il nostro Paese in primis e per l’Unione europea tutta nonostante la ratifica comunitaria, secondo la Coalizione italiana clima, che torna a sottolineare come arrivare tardi mini la credibilità dell’impegno europeo sul clima affermato negli ultimi 10 anni.
La ratifica è un primo indispensabile atto di serietà se si vuole lavorare davvero per l’attuazione del trattato alla COP22 di Marrakech, dove è necessario prendere impegni stringenti, concreti, globali, seri ed ambiziosi, e immediatamente mettersi all’opera per rispettarli. Vi si affronteranno, fra le altre, questioni riguardanti le strategiche di mitigazione dei cambiamenti climatici, la giusta transizione a un'economia a zero emissioni di carbonio, i finanziamenti e le scelte strategiche necessarie per affrontare le drammatiche conseguenze dei cambiamenti climatici che già oggi subiamo; la sfida è di primaria importanza, eppure ad oggi, i decisori del mondo intero hanno dato risposte insoddisfacenti quando non proprio nulle. La Coalizione Clima, che nel nostro paese raggruppa più di 200 tra organizzazioni, enti, associazioni agricole, e anche tantissimi singoli cittadini, chiede a gran voce a tutti i decisori di agire con rapidità ed efficacia, prendendo misure coraggiose. E per fare sentire la voce dei popoli, in primis quelli già colpiti da questi cambiamenti, la Coalizione Clima chiama alla mobilitazione i cittadini da una riva all’altra del Mediterraneo e del Sahel, prima e durante la COP22, promuovendo una serie di iniziative. La Coalizione aderisce, inoltre, all’Odissea, che farà tappa in Italia, a Porto Torres, il 23 ottobre: l’Odissea delle Alternative Ibn Battûta, che è frutto dell’impegno di decine di organizzazioni e movimenti popolari d’Africa e d’Europa. Dal 19 ottobre al 10 novembre 2016, due imbarcazioni solcheranno il mare collegando sei tappe, dalla Spagna fino al Marocco, passando per la Francia, l’Italia, la Tunisia e l’Algeria. Un’Odissea per collegare popoli, crisi e soluzioni, resilienze e alternative, in una rotta comune di solidarietà e cooperazione che attraversa il nostro mare, quel Mediterraneo afflitto dalla crescita dell’intolleranza, dalle tensioni, dai conflitti armati, dalle fughe e dalle morti. Di fronte ai cambiamenti climatici e ai muri in filo spinato, le genti del Mediterraneo vogliono mettersi in rete per uno sforzo comune (qui il video che presenta l’iniziativa). Il 23 ottobre le due barche saranno a Porto Torres, accendendo i riflettori su una realtà costretta a un pesante cambiamento climatico e a una crisi ambientale. Il bacino del Mediterraneo e il Sahel sono luoghi in cui si stanno avverando stravolgimenti di grande portata. Se i grandi produttori di gas a effetto serra non diminuiranno sensibilmente il loro impatto, nei prossimi 35 anni, 290 milioni di persone in queste aree subiranno la penuria d’acqua potabile. Le acque superficiali aumenteranno da 2°C a 4°C in meno di un secolo, impattando pesantemente sulla produttività delle attività economiche e sulla biodiversità. Le soluzioni e le prospettive alternative esistono, resistono e si sviluppano. Riguardano l’energia, l’abitare, i trasporti, le nuove tecnologie, l’agricoltura, la pesca, l’artigianato, la salute, la cultura, l’industria, il turismo, la difesa della biodiversità e delle risorse naturali… Milioni di persone sono impegnate ovunque, immaginando e realizzando il mondo del futuro.Clima, danno d’immagine per l’Italia presentarsi alla Cop22 senza la ratifica dell’Accordo di Parigi
20 ottobre 2016 • 14:41