Il provvedimento si pone l’obiettivo di affrontare i nodi della ricostruzione relativi al sisma che ha coinvolto 4 regioni, Umbria Marche Abruzzo e Lazio e 10 Province: nel cratere rientrano 138 comuni, ma danni sono stati segnalati in 351 comuni. Ovviamente alcuni di questi hanno subito danni molto ingenti, a differenza di altri.Ricordiamo che, secondo dati recentemente diffusi, gli stabili agibili sono 34.816 (31%), quelli con danni lievi 30.000 (26%), mentre le strutture che hanno riportato gravi danni sono 49.320 (43%). Al 25 giugno 2019 risulterebbero spesi solo 200 milioni di euro dei 22 miliardi stanziati. Per la ricostruzione pubblica, sono stati programmati circa 2.300 interventi per quasi 2,2 miliardi di euro: ad oggi risultano erogati solo 41 milioni di euro per l’avvio della fase di progettazione, l’1,86%.La richiesta dei territori, amministratori e sindacati, è da tempo quella di misure concrete che affrontino una volta per tutte le criticità, superando le numerose disposizioni che si sono succedute. Soprattutto considerando una condizione fortemente critica per la popolazione: ci sono ancora 50 mila sfollati e quasi 800mila tonnellate di macerie da smaltire.La sensazione è quella che, come accaduto con precedenti interventi normativi, vengano introdotte alcune misure, ancorché positive, senza affrontare organicamente i temi problematici della ricostruzione, e comunque in assenza di un reale piano di sviluppo territoriale.Di seguito i punti principali.Si dispone (articolo 1) la proroga dello stato di emergenza, proclamato dal D.L. 189/2016 convertito con modificazioni dalla L. 229/2016, fino al 31 dicembre 2020 in conseguenza al sisma che ha colpito i territori delle regioni Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo. Si rileva la sparizione dello stanziamento di 725 milioni di euro, per il biennio 2019-2020, che accompagnava la proroga, facendo il testo ora riferimento solo alle risorse già presenti nel Fondo per le emergenze nazionali.Si prevede (articolo 2) una maggiorazione del contributo per gli interventi relativi a murature portanti di elevato spessore e di bassa capacità strutturale e una priorità alla ricostruzione di edifici scolastici, che dovranno essere ripristinati o riedificati nello stesso luogo nel caso in cui fossero ubicati nei centri storici, premettendo che la destinazione urbanistica delle aree a ciò destinate non può essere mutata e senza possibilità, quindi, di utilizzare quelle aree ad altri scopi. Per la velocizzare la ricostruzione privata, si punta a maggiori prerogative per i liberi professionisti, attraverso (articolo 3) una procedura accelerata per l’avvio dei lavori basata sulla certificazione redatta dai professionisti stessi (autocertificazione) in relazione a completezza, regolarità amministrativa e tecnica, conformità edilizia e urbanistica dell'immobile.Se per effettuare i lavori occorre prima acquisire i pareri ambientali, paesaggistici, di tutela dei beni culturali o di beni inclusi in parchi nazionali e aree protette regionali, il professionista, nella domanda di contributo, chiederà la convocazione della Conferenza regionale. Questo aumento di prerogative dei liberi professionisti attraverso autocertificazioni, era già previsto per i danni lievi e non ha prodotto risultati. Il controllo verrà realizzato ex post solo a campione e solo per il 20%.Per gli stessi liberi professionisti e per i tecnici è prevista (articolo 7) un'anticipazione del 50% dei loro onorari alla presentazione del progetto, con la novità che per tali anticipazioni non possa essere richiesta alcuna garanzia.In relazione alla rimozione macerie (articolo 4), si fissa entro il 31 dicembre 2019 l'obbligo per le Regioni di aggiornare i siti di stoccaggio temporaneo e, in mancanza di una intesa, autorizza il Commissario straordinario ad aggiornare comunque il piano.Nel tentativo di evitare lo spopolamento e sostenere l’economia delle zone interessate, (articolo 6) si prevede l’estensione dell'agevolazione “Resto al Sud”, che finanzia i liberi professionisti e gli imprenditori fino ai 45 anni, anche nelle regioni del Centro Italia. Non c'è più, tuttavia, l'aumento di risorse di 20 milioni rispetto a quelle già assegnate dal Cipe, come precedentemente previsto.Il decreto ha recepito le richieste di lavoratori e sindacati, relativi alla c.d. “busta paga pesante”. L’art.8 del D.L. 14 ottobre 2019, n. 111 (“Decreto Clima”) aveva già modificato i commi 11 e 13 dell’articolo 48 del D.L. 189/2016 e rinviato i termini per i versamenti contributivi sospesi e non versati, dal 15 ottobre 2019 al 15 gennaio 2020, eliminando il pagamento, in caso di rateizzazione dell’arretrato, della somma corrispondente alle prime cinque rate, e prevedendo il versamento dell’importo della sola prima rata entro il 15 gennaio 2020. Ora diminuisce la quota di restituzione al 40%.Sono previsti (articolo 9) incentivi per le imprese agricole, con una misura che premia i progetti relativi ai settori della produzione, commercializzazione e trasformazione di prodotti in agricoltura.La Cgil ritiene che, seppure con alcune misure positive, il decreto legge non è tuttavia sufficiente per accelerare realmente la complessa partita della ricostruzione.Rispetto alle richieste ripetutamente avanzate, infatti, permangono numerosi problemi: in primis l’assenza di una visione di sviluppo locale e di misure integrate in grado di sostenere i territori. Non vengono poi superate le sovrapposizioni normative, non si snellisce con coerenza l’iter burocratico.Il problema del personale, poi, che ha inciso anche nei ritardi della ricostruzione privata, insufficiente e contrattualmente non stabile, cui finora sono state fornite risposte inadeguate; quello depotenziato, ad esempio, nelle scuole; quello carente preposto alla prevenzione e il controllo nei cantieri, nei quali denunciamo da tempo la mancanza di sicurezza, elemento ancor più necessario in seguito alle norme recenti che estendono il massimo ribasso, a scapito dei diritti dei lavoratori.Si è dato risposta aumentando le prerogative dei professionisti attraverso l’autocertificazione, a scapito del controllo pubblico, che a nostro parere non risolve i problemi, aumentando invece rischi sulla qualità del costruito, sulla legalità, sulla qualità dei diritti dei lavoratori e sui controlli, che vengono invece ridotti al 20%.Permane il problema del DURC di congruità, rivendicato dai sindacati in questi anni, come necessario strumento di garanzia e tutela del lavoro, del quale permane la non previsione di applicazione per la ricostruzione post-sisma 2009 (vecchio cratere) a l’Aquila, nonchè di applicazione delle Terze Linee Guida Antimafia in tutte le area del sisma 2016.Infine il problema delle macerie. Bene l'obbligo per Regioni o Commissario straordinario di aggiornare il piano, essendo fondamentale un monitoraggio della raccolta e gestione delle macerie. Tuttavia, sia per quelle pubbliche che soprattutto per quelle private, sono necessari maggiore pianificazione e indirizzi stringenti per la gestione.Il Governo ha assicurato che in corso di conversione verrà ampliata la portata del provvedimento.Intendiamo approfondire le nostre proposte e presentarle al Governo.Decreto_legge_terremoto_ottobre_2019