Di seguito riportiamo una nota del segretario confederale della CGIL Christian Ferrari in merito alla giornata globale di azione per la giustizia climatica del 9 dicembre.


Dal 30 novembre al 13 dicembre si svolgerà a Dubai la ventottesima conferenza ONU sul clima (COP28).

L’Emission gap report 2023 – appena pubblicato dall’UNEP, l’agenzia ONU per l’ambiente – denuncia, senza infingimenti, l’attuale fallimento delle politiche climatiche portate avanti dai governi e dalle aziende che si sottraggono alle proprie responsabilità, allungando i tempi dell’uscita dalle fonti fossili. Nonostante l’accelerazione dei disastri climatici, le emissioni continuano a crescere.

Con gli impegni volontari di mitigazione assunti dai vari governi (NDCs), nell’ambito dell’Accordo di Parigi, il riscaldamento globale aumenterà di 3°C rispetto ai livelli preindustriali, superando di gran lunga l’obiettivo di 1.5°C, indicato dagli scienziati come soglia di sicurezza per evitare un progressivo incremento degli effetti devastanti del riscaldamento globale. Per centrare l’obiettivo di 1.5°C, le emissioni devono essere ridotte del 42% entro il 2030 a livello globale, mentre gli NDC attualmente adottati, se complessivamente rispettati, porterebbero ad una riduzione di solo il 9%. Inoltre, molti di questi NDC – in particolare quelli dei paesi più poveri e in via di sviluppo – sono condizionati dal sostegno dei paesi più ricchi. Senza questo sostegno finanziario e tecnologico, attualmente assente, non saranno mai rispettati.

La COP dovrebbe essere un’occasione per rafforzare l’azione climatica globale, per impegnarsi per l’eliminazione graduale ma rapida, giusta ed equa di tutti i combustibili fossili; per promuovere una transizione giusta verso sistemi democratici di energia rinnovabile per i lavoratori e le comunità; per rispettare gli impegni di finanziamenti per il clima ai paesi più poveri e prevederne altri aggiuntivi, che non creino debito, e siano adeguati, come parte delle riparazioni ai paesi che meno contribuiscono, e hanno responsabilità, nel cambiamento climatico ma che pagano il prezzo più pesante delle conseguenze del riscaldamento globale; per coniugare giustizia climatica e sociale, rispetto dei diritti umani e del lavoro.

Purtroppo, non ci sono particolari speranze che la COP riuscirà a fare passi in avanti in questa direzione e il fatto che la conferenza si svolga in un paese fra i più grandi esportatori di fonti fossili – che viola sistematicamente i diritti umani e del lavoro, in cui non c’è libertà di associazione e in cui non esistono organizzazioni sindacali – non alimenta le aspettative. Dobbiamo vigilare affinché eventuali passi in avanti nella trattativa non si riducano ad individuare false soluzioni o superficiali operazioni di greenwashing, non accompagnate da impegni vincolanti e adeguati finanziamenti. Inoltre, dobbiamo impedire che il nostro paese continui a negare, nei fatti, il cambiamento climatico, promuovendo una politica energetica regressiva, ideologicamente concentrata sui combustibili fossili, che rallenta lo sviluppo di efficientamento e rinnovabili, con gravi ripercussioni su clima, costi energetici, competitività delle imprese, difficoltà economiche per i cittadini.

Il movimento per la giustizia climatica, di cui la CGIL fa storicamente parte, vuole lanciare forte il suo messaggio alla politica, denunciarne i fallimenti e le responsabilità e richiamare i governi al dovere di agire con equità e rapidità, rivendicando soluzioni e azioni concrete e urgenti.

Per questo la COP28Coalition – una coalizione di oltre 200 organizzazioni fra cui la CGIL – ha proclamato per il 9 dicembre prossimo una giornata globale di azione per la giustizia climatica, con l’obiettivo di realizzare azioni coordinate a livello locale, in tutto il mondo, e presso la sede della COP

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