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Roma, 20 marzo - È stato presentato quest’oggi, nella sede nazionale della Confederazione, il XIV Rapporto Cgil, Spi e Fondazione Di Vittorio sulla Contrattazione sociale e territoriale. Il 2022, anno di riferimento, si configura come una fase complessa e di passaggio, segnata dall’uscita dalla pandemia, dalla crisi multilivello che è seguita, dalle sollecitazioni al cambiamento dei sistemi locali di welfare sulla scorta del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, insieme ai mutamenti della cornice normativa, che includono, il Codice del Terzo settore, il nuovo Codice degli appalti, il ridimensionamento delle misure di contrasto della povertà dopo l’eliminazione del Reddito di cittadinanza. In questo contesto difficile la contrattazione sociale territoriale ha svolto una funzione fondamentalmente integrativa delle misure nazionali, dimostrando una grande capacità di adattamento, ed è stata sollecitata da processi strutturali, i cui effetti si realizzeranno a pieno nei prossimi anni, a partire da NextGenerationEU e dal conseguente PNRR.
Per la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi, siamo di fronte ad “uno scenario complesso e pieno di incertezze, con grandi ripercussioni economiche e sociali, in cui sono cresciute le diseguaglianze tra persone e territori, si inaspriscono fragilità e disagio, in un quadro di precarietà del lavoro, salari e pensioni erosi dall’inflazione, povertà crescente, dinamiche demografiche preoccupanti e sottofinanziamento del sistema di welfare pubblico, indebolito da anni di tagli a risorse e personale. Un contesto in cui è ancora più importante il nostro impegno nella contrattazione, perché contrattazione significa gestire un percorso democratico che deve partire da un’analisi dei bisogni concreti delle persone e del territorio per trasformarli in rivendicazioni, piattaforme e intese, con un monitoraggio e una verifica dei risultati, coinvolgendo, in ogni fase, coloro che rappresentiamo”.
Dal Rapporto, illustrato questa mattina dal ricercatore della Fondazione Beppe De Sario, è emerso uno spaccato sugli accordi siglati. I documenti nell’annualità sono calati del 20% circa, attestandosi a quota 782 (510 accordi, 35 piattaforme, 237 verbali), in linea con l’andamento fluttuante degli ultimi anni. L’ordine di priorità dei destinatari delle misure di contrattazione sociale conferma quello degli anni più recenti: con una percentuale compresa tra il 50% e il 60% gli accordi contengono riferimenti ad anziani, povertà, lavoratori/trici, minori e infanzia, disabili e non autosufficienti. Le imprese si ritrovano nel 40% circa degli accordi; giovani e donne in circa un terzo; disoccupati, terzo settore, immigrati in circa il 20%.
Vanno segnalati alcuni elementi di novità. Il primo interessa il livello di contrattazione: vi è una crescita consistente della contrattazione sovracomunale (il 16,6% degli accordi siglati), mentre il secondo attiene all’aumento, in termini relativi, della partecipazione delle strutture confederali, che nel 2022 hanno siglato quasi l’80% degli accordi. Per quanto riguarda le tematiche negoziate, il Rapporto evidenzia l’implementazione dei documenti riguardanti le Politiche del lavoro e sviluppo – unica area che cresce nel corso del triennio pandemico e post pandemico – che raggiungono il 60% del totale, attestandosi al terzo posto dopo i due pilastri della contrattazione sociale rappresentati da welfare locale (sociale, sanitario, sociosanitario, etc., con il 77,6% degli accordi) e dalle politiche fiscali e delle entrate (71,2%). Peso analogo, (attorno al 60%) hanno i temi legati alla pubblica amministrazione.
Per Barbaresi “la contrattazione è per noi un dovere, e un diritto delle persone e delle comunità, e dobbiamo esercitarla ora. Ora che vanno realizzati gli investimenti e le riforme previste dal PNRR, che rischia di trasformarsi da occasione irripetibile di cambiamento in ennesima occasione persa. Se il territorio è il luogo in cui si coniugano e concretizzano i diritti del lavoro con quelli di cittadinanza – sostiene – è necessario rilanciare una nuova stagione di iniziativa sindacale per rispondere ai bisogni, vecchi e nuovi, attraverso un nuovo protagonismo del sindacato, una rinnovata azione contrattuale nel territorio come strumento di partecipazione e trasformazione. Da questo punto di vista – conclude la segretaria confederale – la Cgil è e deve essere un presidio fondamentare, come soggetto di cambiamento della società e garanzia della democrazia, nella pratica di ogni giorno di ciascuno di noi”.
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