Venerdì 4 novembre, hanno incrociato le braccia e manifestato in tutta Italia i lavoratori di Poste Italiane Spa. Lo sciopero nazionale è stato indetto unitariamente da Slc Cgil, Cisl Slp, Failp, Confsal comunicazioni e Ugl comunicazioni per dire no alla privatizzazione del gruppo e difendere il futuro di migliaia di posti di lavoro. "Straordinaria" sia la partecipazione alle iniziative organizzate nelle città della penisola sia la percentuale di adesione, con picchi del 70% in alcuni territori. "Lo sciopero di oggi - ha dichiarato Susanna Camusso dal corteo regionale di Bologna - è riferito ad un processo di riorganizzazione che non va avanti e a un rapporto tra le scelte di riorganizzazione e l'assetto complessivo degli appalti e del funzionamento di Poste che non funziona". Centrale "il tema della privatizzazione e delle modalità con cui si intende farla, anche perché - sottolinea Camusso - il rinvio non vuol dire che quel progetto sia stato abbandonato, e anche questo apre un problema poiché stiamo parlando di un servizio pubblico e non esclusivamente di un'azienda". Infine, il segretario generale della Cgil ricorda il nodo del "rinnovo del contratto, che è connesso a tutti i processi sia di privatizzazione che di riorganizzazione".
PER APPROFONDIMENTI: VISITA il sito della Slc CgilLEGGI il comunicato stampa Poste Italiane: Cestaro (Slc Cgil), straordinaria partecipazione a sciopero e manifestazioni lavoratori Poste. Rilanciare enormi potenzialità dell'aziendaLEGGI l'articolo di Rassegna sindacale Poste Italiane, a rischio 20 mila posti di lavoroASCOLTA l'intervista a Cinzia Maiolini (segretaria nazionale Slc) nella trasmissione di Radioarticolo1 Vertenze in primo piano
Poste Italiane - spiega Slc Cgil - è l’azienda di servizi più grande del paese. Solo vent'anni fa era considerata un “carrozzone di Stato”, voce passiva del bilancio pubblico, costantemente in perdita ed inefficiente. Oggi ha FLORIDI bilanci, ha diversificato le attività, è una ECCELLENZA riconosciuta in molti settori e finanzia consistenti dividendi ogni anno al Ministero dell’Economia e delle Finanze, azionista di riferimento. DI CHI IL MERITO? In primo luogo delle lavoratrici e dei lavoratori che sono stati capaci di dare gambe all’innovazione, che hanno rappresentato un interlocutore di fiducia per i clienti e per i cittadini, che hanno coniugato perfettamente nella loro quotidiana attività lo spirito di azienda sociale e di mercato. Per questo motivo nessuno più delle LAVORATRICI e dei LAVORATORI ha DIRITTO a chiedere al Governo che l’azienda non sia totalmente privatizzata, che sia mantenuta l’unicità aziendale, che si utilizzino gli utili di bilancio per continuare a migliorare i servizi e le condizioni di lavoro. Il Governo non ascolta, ha sospeso in questi giorni l’operazione, ma mantiene efficace il Decreto che stabilisce la cessione dell’ulteriore quota del 30% di azioni ai privati e la cessione del rimanente 35% alla Cassa depositi e Prestiti. Per questo il 4 NOVEMBRE le Organizzazioni Sindacali di categoria hanno indetto uno SCIOPERO GENERALE NAZIONALE. Poste Italiane NON SI SVENDE e, per il servizio che rende al paese, DEVE RIMANERE A MAGGIORANZA PUBBLICA. E sempre le lavoratrici e i lavoratori chiedono al management che dia attuazione al Piano Industriale con serietà, la stessa che loro tutti i giorni mettono in pratica sui posti di lavoro. Non convince l’attenzione esclusiva riservata al segmento finanziario: Poste è anche un’azienda logistica di primaria importanza nel panorama italiano e vuole continuare ad esserlo. La POSTA va recapitata TUTTI I GIORNI, come afferma anche l’Unione Europea, e la riorganizzazione della divisione Poste Comunicazione Logistica deve essere fatta con INVESTIMENTI mirati alla QUALITÀ del servizio, all’EFFICIENZA delle consegne, alla VALORIZZAZIONE della straordinaria rete logistica dell’azienda. C’è una enorme fetta di mercato da intercettare e solo piani mirati in quel senso garantiranno in futuro la solidità di Poste ed il mantenimento dei livelli occupazionali. POSTE È UN PATRIMONIO DI TUTTI I CITTADINI! NON si possono chiudere Uffici Postali solo perché in zone disagiate, NON si può continuare ad ignorare la necessità di personale agli sportelli e NON si può trattare il dipendente postale come fosse un VENDITORE a cottimo, spinto solo a collocare prodotti in una insana ed inefficace rincorsa dell’obiettivo di budget. Anche per questo si sciopererà il 4 NOVEMBRE. È il momento di fare sentire la nostra voce e di riempire le piazze. STA A NOI SCEGLIERE IL FUTURO DI POSTE ITALIANE. SIAMO ANCORA IN TEMPO!