Lunedì 22 aprile si è svolta l’audizione delle organizzazioni sindacali nell’ambito dell’esame del Documento di Economia e Finanza 2024, presso le Commissioni bilancio congiunte della Camera e del Senato.

Per la CGIL hanno partecipato il Segretario confederale, Christian Ferrari, il responsabile Ufficio economia, Cristian Perniciano, e il Coordinatore dell’Area Politiche per lo sviluppo Massimo Brancato.

Di seguito riportiamo la memoria predisposta per l’occasione con il contributo delle diverse aree del Centro confederale.


Premessa

La totale assenza del quadro programmatico rende difficile esprimere una valutazione compiuta sul Documento di Economia e Finanza. La ragione di questa mancanza è evidente: far conoscere le “cattive notizie” solo dopo le elezioni europee. Si tratta, a nostro avviso, di un grave vulnus democratico, perché i cittadini hanno il diritto di votare a ragion veduta, e non ignorando le decisioni che li riguarderanno nel prossimo futuro.

Pur trattandosi di un DEF gravemente incompleto, non mancano comunque elementi di grande preoccupazione: a partire dalla previsione di crescita del PIL che, per il 2024, viene ridimensionata dall’1,2% della NADEF all’1%, stima che rimane ancora troppo ottimistica rispetto alle analisi dei principali Istituti nazionali e internazionali, che oscillano tra lo 0,7 e lo 0,8%.

Grandissima parte della crescita, peraltro, dovrebbe derivare da un’attuazione tempestiva ed efficace del PNRR, ma proprio il PNRR è stato da mesi congelato e “sequestrato” dall’Esecutivo, in attesa di una rimodulazione tutt’altro che trasparente, e non ancora conclusa.

Nel frattempo, i dati sullo stato reale di avanzamento del Piano sono allarmanti, mentre si intensifica la diversità di vedute tra i ministri Fitto e Giorgetti, con quest’ultimo che, addirittura, auspica il rinvio del termine finale per la sua attuazione.

Ammesso e non concesso che, come riportato da alcuni analisti, il 90% della crescita deriverà dagli effetti del PNRR, ci domandiamo quanto e su cosa incida l’azione del Governo, visto che anche la scorsa Legge di Bilancio assegnava un contributo molto rilevante al Piano.

Piano che, oltretutto, viaggia in deroga alle condizionalità previste per la creazione di nuova occupazione giovanile e femminile, con l’Esecutivo orientato a non incentivare la partecipazione attiva delle donne nel lavoro, volendole relegare in un ruolo prettamente familiare. Lo dimostra, tra l’altro, la decisione - assunta nell’ultima versione del PNRR - di ridurre i posti negli asili nido da 265 mila a 150 mila.

E a proposito di libertà delle donne, non si può non respingere - senza se e senza ma – l’inaccettabile previsione della presenza delle associazioni antiabortiste nei consultori, inserita con un vero e proprio blitz nella conversione del decreto-legge n. 19/2024.

Tornando alle politiche di bilancio, la verità è che per la prossima manovra - tra misure temporanee da rifinanziare (circa 20 miliardi), l’imminente procedura di infrazione per deficit eccessivo, il nuovo patto di stabilità all’insegna del ritorno dell’austerità e, appunto, la crescita del PIL inferiore rispetto alle previsioni - mancano all’appello, ad essere ottimisti, almeno 25 miliardi di euro, e solo per confermare l’esistente, senza cambiare nulla.

E, in assenza di certezze, si moltiplicano le domande: ad esempio, su che fine faranno i 100 euro netti al mese nelle buste paga di 17 milioni di lavoratrici e lavoratori, derivanti dalla decontribuzione e dall’intervento sull’Irpef; su cosa si farà per l’Istruzione e per una Sanità pubblica che sta già implodendo (come confermano gli ultimi dati Istat, con 4,5 milioni di italiani che nel 2023 hanno rinunciato alle cure). Ma pensiamo anche al tema della Previdenza: risulta palese che non si intende fare nulla per onorare l’impegno solenne di superare la Legge Monti-Fornero.

Vi sono poi da rinnovare i contratti collettivi nazionali di 3 milioni di lavoratrici e lavoratori pubblici, per i quali le risorse stanziate nell’ultima Legge di Bilancio sono assolutamente insufficienti.

Per quanto riguarda le nuove generazioni - imprigionate nella trappola del lavoro povero e precario o nella condizione di NEET, in una quota che, nel nostro Paese, continua a essere la più alta dell’Eurozona - la politica occupazionale è ancora una volta delegata esclusivamente al meccanismo degli esoneri contributivi e manca del tutto una strategia di creazione diretta di lavoro.

Per le politiche abitative, il “Piano casa”, annunciato in Legge di Bilancio 2024, ha scarse risorse (100 milioni di euro), disponibili solo nel 2027 e nel 2028; sono stati inoltre definanziati i fondi per il sostegno all’affitto e per la morosità incolpevole e risulta insufficiente quello per gli studenti universitari.

Soprattutto, non c’è traccia di un piano di politiche industriali e di investimenti pubblici extra PNRR, e questo vuoto sta condannando il Paese ad assistere – senza reagire – a un processo avanzato di deindustrializzazione, in corso ormai da tempo.

Anche la transizione verde, che è parte importante delle politiche industriali, ci vede in forte ritardo. La politica energetica delineata dall’aggiornamento del PNIEC, avvenuto lo scorso luglio e su cui la CGIL ha espresso un giudizio critico, è tutt’altro che ambiziosa, essendo incentrata prevalentemente sull’incremento delle importazioni e delle infrastrutture delle fonti fossili. Come osservato anche dalla Commissione Europea nelle raccomandazioni all’Italia, il contributo del nostro Paese al raggiungimento della neutralità climatica è insufficiente.

Mancheremo gli obiettivi di riduzione delle emissioni nei settori ESR al 2030 (fermandoci al 40%, a fronte di un target europeo del 55%), e nel Piano c’è poca chiarezza sugli investimenti.

Le proposte del PNIEC, assieme alla revisione del PNRR e alle nuove misure del REPowerEU, prefigurano - in definitiva - un rallentamento della transizione ecologica, contribuendo, in questo modo, a mettere a rischio anche le prospettive industriali, economiche e occupazionali del nostro Paese.

Ulteriore elemento critico: nel DEF è scritto – nero su bianco – che il contributo dei profitti alla crescita dell’inflazione (che è stato pari al 60% nel 2022) è ulteriormente aumentato al 70% nel 2023. L’inazione del Governo si traduce nella deliberata programmazione del brutale impoverimento di milioni di lavoratori e pensionati, ormai costretti a utilizzare quote crescenti di risparmio (laddove presente) per far fronte alle spese essenziali e non comprimibili. Con il sistema delle imprese che - da una parte - scarica sistematicamente a valle l’aumento dei costi di produzione e contiene quello del lavoro non rinnovando tempestivamente i CCNL, mentre – dall’altra – continua a incrementare i margini di profitto, per giunta riducendo gli investimenti.

E il Governo favorisce e alimenta questa dinamica anche attraverso le politiche fiscali: con la flat tax, con il concordato o “condono preventivo” e non facendo nulla per combattere l’evasione fiscale, ma anzi premiando settori economici con una propensione all’evasione del 70%.

Tutto questo – oltre che ingiusto – non fa che deprimere la domanda interna la quale, nell’attuale contesto internazionale, rappresenta ancor di più la leva decisiva per la crescita della nostra economia nazionale. Il tutto, ripetiamo, è complicato da un contesto di progressiva desertificazione produttiva dovuta all’assenza decennale di politiche industriali. Questa carenza fa sì che anche la ripresa economica, qualora ci fosse, si tradurrebbe in un aumento delle importazioni.

In conclusione, l’Esecutivo ha di fronte a sé due possibilità: può proseguire – come annunciato dalla presidente Meloni e dal Ministro Giorgetti – nel taglio alla spesa pubblica, in particolare quella su sanità, scuola, sociale, stipendi pubblici; oppure prendere i soldi dove sono, azionando la leva redistributiva del fisco su profitti, rendite, grandi patrimoni, evasione.

La CGIL non ha dubbi che sia quest’ultima la strada giusta da seguire, non solo nell’interesse delle persone che rappresentiamo, ma nell’interesse generale del Paese.

→ Scarica il documento completo