Filippi, serve lungimiranza altrimenti si rischia di compromettere posti di lavoro, non possiamo permettercelo
"Apprezziamo la scelta di individuare nell'efficienza energetica la principale voce di investimento per il futuro energetico del Paese, tenendo conto che ne beneficerebbe una grande parte della filiera produttiva del nostro sistema industriale con riflessi positivi per l'occupazione e l'ambiente, vedi l'impegno di stabilizzare l'ecobonus 65% nel comparto dell'edilizia abitativa". Così Antonio Filippi, responsabile politiche energetiche Cgil nazionale, in merito al programma energetico nazionale presentato dai gruppi parlamentari del M5S il 21 aprile scorso."Non ci sembra realistica invece - prosegue Filippi - l'indicazione che al 2050 l'energia sarà 100% rinnovabile, non solo perché anche la Ue ci indica che al massimo arriveremo all'80%, ma anche perché il sole e il vento non ci sono sempre, non sono programmabili e il sistema di storage ancora è molto esile per dare garanzie di tenuta del sistema energetico. Affermare che anche del gas possiamo fare a meno entro il 2050 significa, ad esempio, che tutto il sistema di uso domestico e industriale del calore termico dovrà essere prodotto con l'elettricità sapendo che i costi non sarebbero compatibili con il resto dei competitori del mercato mondiale, rischiando seriamente di compromettere la tenuta di migliaia di aziende italiane"."Quanto ai trasporti - spiega responsabile politiche energetiche - il parlare di un sistema totalmente elettrico ci sembra un po' azzardato sapendo che abbiamo bisogno di riprogrammare e realizzare migliaia di punti di rifornimento alternativi con sistemi di ricarica rapidissima oggi non ancora conosciuti. Cosa diversa invece secondo noi è il sistema a celle a combustibile ad idrogeno che utilizzando il surplus di produzione da rinnovabile potrebbe essere una vera alternativa di rapida realizzazione"."La fase di transizione dall'utilizzo del fossile deve essere governata con saggezza e lungimiranza perché altrimenti - avverte Filippi - si rischia di compromettere milioni di posti di lavoro e questo non lo possiamo permettere. Predisporre un nuovo sistema energetico significa ridisegnare il sistema produttivo ed occupazionale di un Paese, sarebbe utile che oramai si faccia a livello europeo e non in un ogni singolo Paese.Dobbiamo sapere se produrre ancora acciaio, alluminio, cemento, chimica ecc, in sintesi si deve programmare tutta la filiera di base che regge l'industria manifatturiera"."Al netto della propagande elettorale, che sempre si amplifica quando si parla di energia, noi siamo disponibili ad un confronto per cercare di predisporre ipotesi di sviluppo energetico che ci facciano rimanere un grande Paese moderno e industrializzato". Conclude Antonio Filippi, responsabile politiche energetiche Cgil nazionale.