Facciamo seguito alla nota del 3 gennaio per pubblicare la stesura definitiva del Piano nazionale per la Famiglia 2025-2027 approvato dalla Conferenza Stato – Regioni nella giornata del 27 marzo.
Rispetto alla bozza, va segnalata la cancellazione dell’azione 4 relativa alla sperimentazione sui nidi familiari: una cancellazione che salutiamo con favore e dovuta anche alla nostra profonda contrarietà espressa sul punto in seno all’Osservatorio Famiglia unitamente ad alcune altre realtà, prima fra tutte l’Anci, presenti nell’organismo.
Per il resto, non possiamo far altro che ribadire quanto già osservato nella nota del 3 gennaio.
Il piano continua a scontare – come già osservato – il fatto di invadere la sfera dell’infanzia (il Piano Infanzia ancora non è giunto a compimento) e di considerare le due aree (quella della famiglia e quella dell’infanzia) come totalmente interdipendenti: questo in omaggio a una cultura che considera l’Istituto familiare nell’ottica esclusiva della famiglia nucleare – o come a loro piace definirla “tradizionale” – composta da padre, madre e figlie/figli – trascurando qualunque altro tipo di realtà pur sempre più presente ma che sfugga a quel paradigma.
Inoltre, il Piano considera i figli e le figlie esclusivamente in funzione della famiglia di appartenenza e di un ossessivo richiamo alla natalità e non come portatori e portatrici di specifiche istanze e specifici interessi a partire da quello primario a un percorso educativo e formativo di qualità e gratuito fin dai primissimi anni di vita: l’idea di considerare la questione nidi nell’ottica esclusiva della conciliazione vita – lavoro è del tutto esplicativa di questo tipo di impostazione che culminava, per l’appunto, nella sperimentazione dei nidi familiari, fortunatamente non più presente nel Piano.
Il Piano ignora le famiglie con componenti con fragilità e disabilità così come gli anziani e la non autosufficienza.
Così come continuano a rappresentare forti criticità, l’evidente volontà di demandare al welfare aziendale quel che invece dovrebbe essere in carico al welfare pubblico, per definizione universale.
E continuiamo a segnalare profili di assoluta incertezza riguardo ai centri per la famiglia, dai compiti poco chiari ma che parrebbero preludere alla cancellazione dei consultori in omaggio, ancora una volta, a una visione familistica che ne attenuerebbe fortemente il ruolo di tutela della salute sessuale e riproduttiva delle persone. Una incertezza aggravata dalla creazione della figura del family manager che – al di là della roboante definizione – non appare ben delineato nei suoi compiti e nelle sue finalità.
Resta pertanto un giudizio profondamente negativo da parte della CGIL, solo in parte attenuato dal successo ottenuto nella richiesta di cancellazione della sperimentazione sui nidi familiari.
→ Piano nazionale per la Famiglia 2025-2027

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