L’11 giugno si è tenuto un vertice fra la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il Presidente della Tunisia Kais Saied e il presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni. 
Il vertice ha deciso di elaborare un memorandum d'intesa di partenariato, che dovrà essere approvato dalla Tunisia e dall'Unione europea entro la fine di giugno e coprirà i seguenti ambiti: rafforzare i legami economici e commerciali; partnership energetica sostenibile e competitiva; migrazioni; maggiore cooperazione in materia di ricerca, istruzione e cultura, in particolare per i giovani.
La situazione politica, economica e sociale che sta vivendo la Tunisia e la sua popolazione è estremamente preoccupante: il governo italiano e la Commissione Europea hanno come unica preoccupazione la “promozione di opportunità delle imprese”, senza esprimere nessuna preoccupazione o portare alcuna proposta di protezione del dialogo sociale e della stessa incolumità dei sindacalisti nel Paese. 
In tema di migrazione, la priorità è ancora una volta rimpatriare richiedenti asilo e persone che fuggono dalla povertà e dalla disperazione.
L’Italia non è solo la porta d’entrata dell’Europa per chi vive dall’altra sponda del Mediterraneo. l’Italia è parte della regione del Mediterraneo e come tale dovrebbe praticare le politiche di integrazione e di coesione investendo su accordi bilaterali e regionali per creare sviluppo sostenibile, sostenere i processi di democratizzazione e di promozione dei diritti universali anziché continuare con la politica di esternalizzazione e di militarizzazione delle frontiere europee rinnovando accordi e offrendo risorse in cambio dell’azione criminalizzazione della migrazione.
Una logica cinica e inapplicabile come dimostrato dai numeri dei rimpatri reali di questi anni, ma soprattutto in piena violazione dei diritti umani e del sistema europeo di asilo. Una proposta che arriva mentre la Tunisia si trova ad affrontare una crisi istituzionale, economica e sociale e un deterioramento generalizzato dei diritti umani e dello stato di diritto che rischia di portare il paese al collasso finanziario e al disordine sociale. 
La Tunisia e la regione mediterranea hanno invece bisogno di un vero programma di partenariato fondato sui principi che reggono il progetto europeo: cooperazione, solidarietà, giustizia sociale, rispetto dei diritti umani universali e delle libertà civili e sindacali, pace e sicurezza condivisa.

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