E' assolutamente urgente arrivare ad un accordo sulle regole della rappresentanza sindacale. Un accordo che fissi regole trasparenti capaci di evitare le vere e proprie mostruosità antidemocratiche come quella avvenuta con la cancellazione di un sindacato (la FIOM CGIL) in concomitanza con l'ennesimo accordo separato sul futuro dello stabilimento auto di Mirafiori. Lo chiede di nuovo con forza la CGIL con una serie di dichiarazioni pubbliche del Segretario Generale, Susanna Camusso. L'obiettivo è arrivare ad un'intesa interconfederale tra sindacati e Confindustria, sul modello del pubblico impiego (da tradurre in legge), per verificare anche in tutti i settori privati chi rappresenta chi e chi è effettivamente titolato a firmare accordi validi per tutti. A pochi giorni dalla sigla dell'accordo di Mirafiori che ha visto la firma di tutte le parti, salvo quella della FIOM, la leader della CGIL continua dunque a criticare le scelte dell'amministratore delegato del Lingotto, ma anche la scelta di CISL e UIL di escludere ancora una volta il sindacato dei metalmeccanici della CGIL. «Penso che il tratto distintivo di quell'accordo sia il suo essere anti-democratico. Direi che Marchionne è un anti-democratico e illiberale», ha affermato Susanna Camusso in un intervista a La Repubblica. Di fronte al fatto, poi, che Marchionne starebbe dando vita ad «successione di eventi per negare la libertà sindacale», Confindustria, secondo la Camusso, avrebbe pesanti responsabilità: «non può restare immobile, se vuole evitare che salti, come ha riconosciuto, il sistema della rappresentanza sindacale. Se non si vuole rischiare che il conflitto sociale diventi ingovernabile bisogna al più presto trovare un accordo sulla rappresentanza e la democrazia sindacali che completi il protocollo del'93». La Camusso rilancia poi anche la necessità di una riflessione interna alla stessa CGIL proprio perché «un sindacato non può limitarsi all'opposizione altrimenti rinuncia alla tutela concreta dei lavoratori». Le colpe più grandi restano, comunque, di CISL e UIL: «la CGIL non firmerebbe mai un accordo che escludesse un altro sindacato», dice, condannando duramente l'idea che i colleghi starebbero covando: quella di «costruire un sindacato non aziendale bensì aziendalista il cui unico scopo è quello di propagare le posizioni dell'impresa» Alla vigilia del comitato centrale della FIOM, fissato per mercoledì 29 dicembre, Susanna Camusso ribadisce dunque il suo messaggio sia alla Confindustria, sia alla stessa FIOM. La proposta di arrivare al più presto ad un tavolo sulle regole (che possa sfociare in una legge) è rivolta direttamente a Emma Marcegaglia, presidente della Confindustria, perché la leader CGIL è convinta che gli accordi FIAT di Pomigliano e di Mirafiori pongano un problema alla FIOM CGIL che non li ha firmati, ma anche all'associazione degli imprenditori. Alla CGIL perché la FIOM non può continuare a collezionare sconfitte senza cambiare linea. E alla Confindustria, perché sarebbe la prima a fare le spese di un allargamento del sistema Marchionne. Susanna Camusso vede dunque la possibilità di costruire un interesse convergente della CGIL e della Confindustria a circoscrivere quella che sarebbe vista come "l'anomalia Fiat" e a rilanciare un sano sistema delle relazioni industriali. Intanto la minoranza interna del sindacato di Corso d'Italia, "La CGIL che vogliamo", rilancia l'idea di uno sciopero generale contro la linea Marchionne e su questo chiede la convocazione di un direttivo nazionale straordinario.