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L’industria petrolchimica italiana, con una presenza radicata in siti produttivi di rilevanza strategica come Priolo, Ragusa, Brindisi e Porto Marghera, Ravenna, Ferrara, Mantova, Porto Torres, rappresenta un pilastro industriale fondamentale, insieme agli altri impianti, per tutto il Paese. Tuttavia, negli ultimi anni, il settore sta affrontando una crisi legata a fattori come la competizione globale, l’aumento dei costi energetici, le restrizioni ambientali sempre più stringenti e la necessità di una rapida transizione ecologica verso tecnologie più sostenibili.
In particolare, il settore è influenzato da un eccesso di offerta e da una domanda debole. La Cina contribuirà a mantenere bassi i tassi di utilizzo globali che tenderanno a mantenere bassi i prezzi dei prodotti. Un livello che in Italia non è attualmente realizzabile a causa dell’elevato costo dell’energia, ragione principale della scarsa competitività delle produzioni chimiche nazionali.
L’idea di cessare la produzione in Italia da parte di Eni Versalis, che da produttore si trasforma in intermediario per la vendita di prodotti acquistati all’estero è un errore strategico in quanto si contribuirà ad aumentare le dipendenze del nostro Paese. Laddove ci fosse un cambio dei mercati a seguito di una ripresa della produzione industriale, le nostre imprese si troverebbero nella condizione di dover pagare gli incrementi dei costi dei prodotti riducendo la competitività del nostro apparato manifatturiero. Tale scelta risponde a logiche meramente finanziarie aziendali di fase e non di interesse strategico nazionale di prospettiva, non ha nulla a che vedere con la transizione ecologica, ambientale e industriale.
Ricordiamo che i prodotti in questione rappresentano un tassello fondamentale per l’insieme delle attività industriali presenti nel nostro Paese.
Obiettivi della Vertenza
- Salvaguardare i posti di lavoro diretti e indiretti dell'industria petrolchimica e di tutta la filiera.
- Favorire una transizione giusta verso processi produttivi sostenibili e a basso impatto ambientale.
- Incentivare investimenti in tecnologie verdi e chimica bio-based.
- Garantire condizioni di sicurezza e sostenibilità ambientale nei siti produttivi.
- Promuovere accordi che tutelino i diritti dei lavoratori nel processo di riconversione e trasformazione del settore.
- Tenere vincolati Eni e Governo al buon esito del processo di trasformazione e reindustrializzazione.
Richieste Specifiche
a) Tutela Occupazionale e Piani di Riqualificazione
- Garanzia dell’occupazione: Viene richiesta una tutela attiva dei posti di lavoro, evitando chiusure o delocalizzazioni. Proponiamo l’attuazione di una clausola di salvaguardia che imponga la ricollocazione del personale in nuovi progetti o settori, soprattutto in caso di cessazione delle attività petrolchimiche tradizionali. La clausola di salvaguardia va estesa all’insieme dei lavoratori impegnati nelle attività siano essi diretti che in appalto.
- Riqualificazione e Formazione: È necessaria la creazione di piani di riqualificazione professionale, finanziati dallo Stato e dalle aziende coinvolte, per preparare i lavoratori alla transizione verso settori emergenti, come la chimica verde, le bio-raffinerie e la gestione dei rifiuti plastici con il riciclo chimico e meccanico.
b) Sostegno alla Transizione Ecologica
- Riduzione dei costi dell’energia attraverso l’accelerazione della transizione verso le Fer e il disaccoppiamento del costo dell’energia prodotta da fonti rinnovabili rispetto a quella termoelettrica.
- Investimenti nelle Bio-Raffinerie: Incentivi per la conversione delle raffinerie tradizionali in bio-raffinerie, come già avvenuto a Porto Marghera e Gela, per produrre biodiesel, biopolimeri e altri prodotti a base rinnovabile.
- Rilancio della Chimica Verde: Promuovere la ricerca e lo sviluppo nella chimica verde e nei materiali biodegradabili per ridurre la dipendenza dalle materie prime fossili e rispondere alla domanda di prodotti eco-compatibili.
- Piano Nazionale di Riconversione: Creare un piano nazionale di riconversione sostenuto da incentivi fiscali e fondi strutturali europei, come il Recovery Fund, destinato a finanziare progetti di transizione ecologica in tutto il comparto. (1% del Pil). Servono percorsi di formazione dei lavoratori certi e specifici sulle nuove tecnologie applicate nei settori coinvolti.
- Sviluppo di nuove filiere: Sviluppare nuove filiere integrate e connesse alle nuove tecnologie per favorire processi di economia circolare e promuovere distretti di ricerca e sviluppo di materiali avanzati, nonché sviluppo e realizzazione di infrastrutture che consentano di passare all’uso, al trasporto e allo stoccaggio di energia elettrica da fonti rinnovabili.
c) Sicurezza e Monitoraggio Ambientale
- Incremento dei Controlli Ambientali: Richiediamo l’implementazione di controlli più rigorosi da parte degli enti locali e nazionali sui livelli di emissioni, garantendo la salute dei lavoratori e delle comunità vicine ai poli industriali. E’necessario incrementare il personale impiegato nei controlli e quello preposto a garantire la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini.
- Miglioramento delle Infrastrutture di Sicurezza: È fondamentale l’aggiornamento delle infrastrutture e dei sistemi di sicurezza nelle aree petrolchimiche per prevenire incidenti e garantire il rispetto degli standard di sicurezza internazionale.
d) Fondo di Salvaguardia per i Lavoratori e le Comunità
- Fondo di Sostegno: Chiediamo l’istituzione di un fondo di emergenza per i lavoratori e le comunità locali colpite dalla crisi del settore, sostenuto in parte dalle aziende e in parte dallo Stato, per compensare le perdite economiche e sostenere eventuali periodi di disoccupazione. In particolare, andrà istituito un ammortizzatore sociale con causale “transizione” da applicarsi all’insieme dei lavoratori coinvolti (diretti o in appalto) sino al raggiungimento della “disoccupazione 0” cioè la ricollocazione di tutti i lavoratori.
- Riconoscimento del Danno Ambientale e Sociale: Alle aziende che hanno contribuito all’inquinamento e al deterioramento del territorio si richiede la corresponsione di indennizzi da destinare alla bonifica e al risanamento delle aree industriali dismesse.
Modalità e Strumenti di Attuazione della Vertenza
- Tavolo di Contrattazione Nazionale: Sollecitiamo la creazione di un tavolo di contrattazione permanente con rappresentanti delle aziende, sindacati, enti locali, Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero dell’Ambiente, per negoziare e monitorare l’attuazione delle misure richieste.
- Mobilitazione: la mobilitazione, territoriale e nazionale, deve prevedere e rilanciare necessariamente la partecipazione e il coinvolgimento dell’insieme dei lavoratori presenti nei siti colpiti da chiusura o riorganizzazione, con un coordinamento della Confederazione che consenta una gestione unitaria della crisi. Vanno usati strumenti come scioperi, manifestazioni, e iniziative varie partecipate ed efficaci. Va costruita e agita una campagna mediatica specifica anche con iniziative generali e nazionali di settore.
Conclusione
La vertenza per il settore petrolchimico è cruciale per evitare che una crisi strutturale conduca alla perdita di un’industria chiave per l’economia italiana. È essenziale che tutti gli attori coinvolti si impegnino a sviluppare un percorso di trasformazione sostenibile che sia attento ai diritti dei lavoratori e alla protezione dell’ambiente. L’obbiettivo principale è quello di impedire la chiusura degli stabilimenti, evitando una ulteriore dipendenza energetica per il nostro Paese. Il governo ha il dovere di dire se l’operazione annunciata da Eni è stata condivisa oppure risulta essere una decisione autonoma dell’azienda. Nel primo caso il Governo smentirebbe clamorosamente la narrazione del “made in Italy” implementando le dipendenze energetiche del nostro Paese; nel secondo caso sarebbe la dimostrazione che le partecipate con una presenza molto significativa di azionisti privati si comportano come fondi di investimento, concentrandosi esclusivamente sulle attività ad alta remunerazione e non considerando assolutamente gli interessi generali.
In entrambi i casi è indispensabile un coinvolgimento del Governo per gestire la vertenza e guidare il riassetto del settore in un’ottica di rilancio del sistema industriale italiano.