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Roma, 22 marzo – “Alla Camera nei giorni scorsi è stato votato un ordine del giorno a larghissima maggioranza, sulla spinta emozionale prodotta dalla guerra in Ucraina, che impegna il Governo ad aumentare la spesa militare italiana: tredici miliardi in più all’anno. Ma mentre si ragiona e si decide sulle spese per gli armamenti, le condizioni quotidiane dei lavoratori in divisa non migliorano”. È quanto dichiara il segretario confederale della Cgil Giuseppe Massafra.
“La crisi internazionale con la guerra al centro dell’Europa ha dato motivo per una rideterminazione strumentale delle priorità nel continente europeo e nel nostro paese. Dalla richiesta di allungamento dei tempi per la transizione ecologica, con una volontà di mantenere ancora l’uso del fossile per la produzione energetica, alla rincorsa per il riarmo con l’aumento delle spese militari”, sostiene il dirigente sindacale. Su quest’ultimo punto, in base a quanto deciso da Montecitorio “la spesa militare italiana, come già previsto da un impegno assunto dai diversi paesi dell’Unione europea nei confronti della NATO, crescerà fino al 2 per cento del Pil, passando dagli attuali 25 miliardi di euro annui a circa 38 miliardi. Il Governo ha proposto e la Camera ha approvato in un minuto. Mentre – sottolinea Massafra – su lavoro, sicurezza sociale, sanità, istruzione trovare uno spicciolo sembra un’impresa impossibile”.
“Ma anche rimanendo nell’ambito delle forze armate – prosegue – intervenire sulle materiali condizioni di lavoro dei militari è un’impresa, e trovare le risorse che permettano gli adeguamenti stipendiali a seguito del rinnovo contrattuale sta diventando complicato. A tre mesi dalla firma del contratto per il comparto sicurezza e difesa – spiega infatti il segretario confederale – ancora non è giunto il dpr di recepimento dell’accordo. Ci auguriamo – conclude – che venga posto rimedio al più presto a questo ritardo inaccettabile”.