PHOTO
Roma, 19 marzo - “Ribadiamo con forza la necessità che il Governo intervenga subito per superare ogni discriminazione che impedisce l’accesso ad una importante prestazione di sicurezza sociale come l’Assegno unico, a partire da quella che riguarda i figli residenti nei paesi d'origine, come peraltro richiesto dalla Commissione europea". Lo affermano le segretarie confederali della Cgil Daniela Barbaresi e Maria Grazia Gabrielli commentando i dati aggiornati sull’AUU resi noti oggi dall’Istat, che per le dirigenti sindacali “confermano l’importanza, da noi sempre sostenuta, di questa misura”.
“L’Italia – spiegano – è incorsa in una procedura di infrazione europea a causa della previsione dell’obbligo di residenza da almeno due anni e di quello della convivenza per percepire l’assegno. Si tratta di discriminazioni e criticità che la Cgil ha contestato sin dall'introduzione della misura e che nel passaggio dal vecchio sistema degli assegni familiari alla misura dell’AUU hanno impedito in questi anni a tanti cittadini, comunitari e non, e a tutte le lavoratrici e i lavoratori il cui nucleo familiare sia residente nei paesi esteri di accedere all'Assegno unico per i propri figli e figlie, con significative perdite economiche”.
Come già denunciato, secondo le simulazioni elaborate della Cgil nazionale, tali perdite vanno dai 3000 agli oltre 5000 euro annui: per un lavoratore dipendente con coniuge e 2 figli di 10 e 12 anni residenti all’estero che nel 2020 percepiva un reddito annuo 25.300 euro, la perdita mensile è stata di 282,83 euro, quella annua di 3.393,96. Arriva a 446,46 euro mensili e 5.357,52 euro l’anno la perdita di un lavoratore con coniuge e 3 figli di 2, 6 e 10 anni residenti all’estero, e un reddito da lavoro dipendente percepito nel 2020 di 30.200 euro. Tali cifre non tengono conto della rivalutazione in relazione all’inflazione che ci sarebbe stata se fossero stati ancora vigenti gli ANF, dunque, la perdita reale per queste famiglie è ancora maggiore.
“Con il Patronato INCA – concludono Barbaresi e Gabrielli – stiamo attivando tutte le azioni necessarie per cancellare questa discriminazione. È necessario intervenire al più presto per rendere esigibile il diritto di tanti minori e delle loro famiglie”.

