Roma, 26 febbraio - “Esprimiamo soddisfazione per l'accoglimento da parte del Tribunale di Roma delle tesi prospettate nel ricorso presentato dalla Cgil in merito alla legittimità del sistema di indennizzo stabilito dal Jobs act in caso di licenziamento illegittimo per i lavoratori occupati in aziende al di sotto dei 16 dipendenti”. Così, in una nota, l’Ufficio giuridico della Cgil nazionale commenta l’ordinanza del 24 febbraio con cui il Tribunale di Roma, decidendo su un ricorso proposto dalla Confederazione sulla legittimità del sistema di indennizzo previsto dal d.lgs n. 23/2015, si è nuovamente rivolto alla Corte costituzionale.
“Il giudice romano - spiega il sindacato - ha ritenuto infatti che l'indennizzo previsto dall'articolo 9 del d.lgs n. 23/2015 in caso di licenziamento illegittimo nelle piccole imprese, previsto tra un minimo di tre e un massimo di sei mensilità, sia in contrasto con gli articoli 3, 4, 35, 44 e 117 della Costituzione perché troppo esiguo e non dissuasivo nei confronti di comportamenti illegittimi dei datori di lavoro”. Inoltre, prosegue l’Ufficio giuridico della Cgil, “il Tribunale di Roma citando espressamente il reclamo collettivo della Cgil accolto nel 2020 dal Comitato Europeo dei diritti sociali, ha ritenuto che la disciplina del Jobs act comporti la violazione dell'articolo 24 della Carta sociale europea”.
“Confidiamo ora nell'accoglimento della questione da parte della Corte costituzionale, convinti che la disciplina dettata dal Jobs act presenti ancora diversi aspetti di illegittimità costituzionale”, conclude la nota dell’Ufficio giuridico Cgil.