Roma, 5 agosto - “La riforma del lavoro nello Sport deve essere fatta, e realizzata bene. È una riforma che il nostro Paese attende da quarant’anni, precisamente dai tempi delle legge 91/81”. Lo affermano in una nota unitaria Cgil, Cisl e Uil.
“II lavoro sportivo, sino ad oggi, - ricordano le tre Confederazioni - è stato completamente escluso dal sistema giuslavoristico ordinario. Un vuoto legislativo che ha lasciato senza tutele e diritti centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori sportivi, che in questi mesi di blocco delle attività si sono trovati senza reddito e senza ammortizzatori sociali, e che hanno ottenuto, grazie all'intervento delle organizzazioni sindacali, almeno le indennità, così come previste dai DPCM che si sono susseguiti, a tutela del lavoro”.
“Da lì non si torna indietro - proseguono Cgil, Cisl, Uil. Le molte attività di natura sia subordinata che di collaborazione sportiva e autonoma che ruotano attorno allo sport e alla pratica sportiva, non sono volontariato, ma lavoro, hanno quindi bisogno di regolamentazione normativa, di diritti e tutele”.
“La proposta del Ministro Spadafora affronta, nella parte terza del testo unico, il tema del lavoro sportivo, sul quale i sindacati di categoria consultati (Slc Cgil, Fisascat Cisl, Uilcom, Nidil Cgil, Felsa Cisl, Uiltemp) hanno proposto degli emendamenti, per poter consentire a tutti i lavoratori del comparto di vedersi riconosciuti: maternità, malattia ed infortuni, e una pensione dignitosa alla fine della carriera”.
“Nessuna delle critiche e delle riserve espresse, in questi giorni, sui social e sulla stampa affronta il tema del lavoro, ma si concentra quasi esclusivamente sulla governance e quindi sulla gestione del potere all’interno del vasto e complesso sistema sportivo. Nonostante la necessità di un vero ripensamento del sistema economico e produttivo, che faccia dello sport un’opportunità di lavoro di qualità per tanti giovani, il dibattito politico preferisce ignorare quasi un milione di lavoratori che mandano avanti il settore”.
“Le categorie unitariamente impegnate nella modifica strutturale del settore, a sostegno dei tanti lavoratori e lavoratrici, che vivono oggi nella speranza che venga loro riconosciuta la dignità del lavoro, non lasceranno nulla d'intentato, affinché la riforma si faccia, e si faccia bene”, concludono Cgil, Cisl e Uil.