Roma, 18 aprile - “Non risolve l'annoso problema della disparità di trattamento tra lavoratori pubblici e privati”. Così la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti commenta il pronunciamento della Corte sulla legittimità dell'articolo 12 comma 7 del Dl 78/10 e dell'articolo 3 comma 2 del Dl 79/97, che riconosce la legittimità del pagamento a rate e differito del trattamento di fine servizio per i dipendenti pubblici.“Un provvedimento - spiega la dirigente sindacale - che abbiamo sempre giudicato ingiustificabile, perché colpisce solo una parte dei lavo­ratori: i dipendenti pubblici. Per queste ragioni abbiamo sempre richiesto, sia nel corso dei confronti con l'Esecutivo, che nelle piattaforme unitarie che negli emendamenti presentati di recente in occasione della discussione sul provvedimento di Quota 100, modifiche legislative che potessero sanare questa ingiustizia”. “Mentre per i lavoratori privati è prevista l'erogazione del Tfr entro pochi mesi dalla cessazione del rapporto di la­voro, i dipendenti pubblici - precisa Scacchetti - sono costretti ad attendere fino a 51 mesi in caso di pensione anticipata legge Fornero, e fino a 93 mesi per chi aderisce a Quota 100”.Inoltre, sottolinea la segretaria confederale “i tempi di liquidazione restano lunghi per coloro che accedono all’Ape Sociale, e il prestito ipotizzato dal Governo non può essere richiesto per i soggetti che accedono al pensionamento o anticipo pensionistico (ape sociale), ad opzione donna e per tutte le forze militari o del comparto sicurezza, visto che tale misura si applica solo a coloro che utilizzeranno la legge 214/201 (legge Fornero) o Quota 100”. “Dopo aver raccolto migliaia di firme nella petizione pubblica lanciata, nei mesi scorsi, dalla Funzione Pubblica Cgil, continueremo - conclude Scacchetti - a rivendicare un intervento normativo che risolva queste discriminazioni e riconosca ai lavoratori pubblici i loro giusti diritti”.