Roma, 12 marzo - “Sono atti violenti, indubbiamente da condannare, ma non possiamo tacere sul profondo deterioramento delle condizioni di vita nelle carceri e sul cronico e insostenibile sovraffollamento, che impediscono il rispetto del dettato costituzionale e che sono stati sanzionati dalle sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Una situazione strutturalmente al di sotto della legalità, che viene aggravata nell’emergenza generata dal Covid-19”. Così la segretaria confederale della Cgil Rossana Dettori commenta le violente proteste dei detenuti negli istituti penitenziari italiani.
“Dalla relazione al Parlamento del Ministro della Giustizia - dichiara la dirigente sindacale - ci saremmo aspettati qualcosa di diverso: al di là del resoconto dei fatti e della condanna, non c’è stata nessuna concreta proposta utile ad affrontare i problemi alla base di queste rivolte, che da tempo denunciamo. Occorre una rapida inversione di rotta”.Secondo Dettori “accanto alle indispensabili misure di prevenzione del coronavirus, che non sono rispettate e applicate nei luoghi di privazione della libertà personale, è necessario pensare ad altro”. La segretaria confederale avanza quindi le proposte della Cgil: “rendere fruibili i colloqui telefonici, allungandone anche la durata, e per le persone a fine pena o che rispondono a determinati requisiti favorire e incentivare misure di detenzione domiciliare e affidamento esterno”. Inoltre “è il momento di pensare ad un provvedimento di sospensione della pena, per esempio per condannati a pene inferiori ad un certo limite, a permessi temporanei per le persone in semilibertà. E, visti i morti per overdose, affrontare con serietà il tema delle sostanze introducendo servizi di Riduzione del Danno e strutturando protocolli con i SerD per potenziare gli affidamenti terapeutici”.“È indispensabile ridurre la popolazione carceraria - sostiene Dettori - con provvedimenti che riguardino sia chi è già detenuto sia i nuovi ingressi, che laddove possibile vanno evitati. Ce lo impone il grave stato in cui versano le carceri italiane, a maggior ragione di fronte al rischio di un’epidemia, che negli istituti penitenziari sarebbe davvero ingestibile. Una tragedia per detenuti e operatori, che già oggi si trovano a lavorare in condizioni di forte disagi, che va in tutti i modi evitata”.