Roma, 19 dicembre - "La decisione di rimettere alla Consulta la questione sul carattere discriminatorio dell'esclusione della seconda madre dalla fruizione del congedo obbligatorio di paternità conferma le nostre impostazioni. Si aggiunge così un nuovo importante tassello al tentativo che con Rete Lenford stiamo portando avanti di ricostruire la materia dei diritti connessi alla genitorialità liberandoli da impostazioni ideologicamente escludenti rispetto alla pluralità di modelli familiari esistenti". Così Sandro Gallittu, responsabile Ufficio Nuovi Diritti e delle Politiche per le famiglie e l'infanzia della Cgil nazionale, commenta la decisione della Corte di appello di Brescia, che ha chiesto l'intervento della Corte costituzionale poiché considera discriminatorio l'art. 27-bis del d.lgs. 151/2001, che consente soltanto al padre di fruire del congedo di paternità obbligatorio (10 giorni di astensione dal lavoro retribuiti al 100%), escludendo così da quel congedo la seconda madre nel caso in cui la coppia di genitori sia formata da due donne riconosciute entrambe come madri dallo Stato italiano.

"Per la Corte - spiega il dirigente sindacale - quella norma determina una violazione del divieto di discriminazione per orientamento sessuale stabilito dal diritto dell'Unione europea e del principio di uguaglianza dell'art. 3 della Costituzione italiana. Fa quindi proprie le argomentazioni formulate da Rete Lenford - Avvocatura per i diritti LGBTI+, che ha promosso nel maggio 2023 un’azione collettiva davanti al Tribunale di Bergamo, nella quale la Cgil è intervenuta a sostegno delle tesi del ricorrente. Ci auguriamo – conclude Gallittu - che la Corte Costituzionale faccia un ulteriore passo verso il riconoscimento dei diritti delle coppie omogenitoriali”.