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Roma, 7 marzo - “Nella pandemia le donne hanno pagato un prezzo molto alto in termini di occupazione. Occorrono politiche economiche e sociali adeguate per migliorare la condizione occupazionale e salariale delle donne del nostro Paese”. Così, in una nota, la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti e la responsabile politiche di genere della Cgil Susanna Camusso commentano la ricerca della Fondazione Di Vittorio “Occupazione e salari delle donne in Italia”, nella quale si evidenziano alcuni dati preoccupanti: dal 2008 al 2021 il tasso di occupazione femminile è cresciuto in Italia soltanto di +2,6 punti percentuali (dal 47,3% al 49,9%), quello della disoccupazione +2,5 punti percentuali (dal 7,9% al 10,4%); Il tasso di inattività femminile si attesta oggi al 44,2%, superando quello maschile in Italia di +18,5 punti percentuali e quello femminile medio dell’Eurozona di +14 punti percentuali. Il salario medio lordo annuo delle donne si attesta a 16,3 mila euro, con un differenziale di genere che le penalizza nella misura del -31,7%.
“I dati quantitativi sono impietosi, ma - affermano le due dirigenti sindacali - c’è un altro tema, altrettanto importante anche se trascurato, quello della qualità del lavoro delle donne. La ripresa occupazionale che si registra in questi mesi è sicuramente un dato positivo, ma continuano ad essere penalizzate le donne più giovani, con figli piccoli, e restano significativi il gap tra uomini e donne e, soprattutto, quello con gli altri Paesi dell’eurozona. Inoltre, quando le donne lavorano, lavorano in condizioni peggiori rispetto agli uomini, come si rileva nella ricerca della FDV”.
“Se da una parte cresce l’occupazione delle donne nei settori del terziario, dall’altra - sottolineano Scacchetti e Camusso - si riduce nei primi tre grandi gruppi professionali, ossia quelli dei dirigenti, delle professioni intellettuali e scientifiche e delle professioni tecniche”. “Per quanto riguarda i salari l’indagine conferma, e se possibile aggrava, il gap di genere che - proseguono Scacchetti e Camusso - da sempre caratterizza la nostra economia. Part time involontario, sotto inquadramento, addensamenti più elevati nelle qualifiche più basse costituiscono l’indice di un problema strutturale che ancora fa del reddito e dell'occupazione femminile una questione di minore importanza”.
“Per strutturare una diversa cultura del lavoro delle donne nel nostro Paese - concludono Scacchetti e Camusso - sono indispensabili un piano straordinario per l’occupazione a partire dai settori pubblici, investimenti in welfare, misure che aiutino la condivisione del lavoro di cura che oggi grava ancora sulle sole donne, il contrasto alla precarietà e la crescita dei salari”.
- In allegato la ricerca della Fondazione Di Vittorio “Occupazione e salari delle donne in Italia”