"I dati Istat e Inps sulle pensioni ci dicono che le donne sono titolari di pensioni “povere”. Perchè le pensioni sono lo specchio dalla vita lavorativa delle persone, e le donne svolgono lavori discontinui, saltuari, precari, stagionali, part-time – troppo spesso involontario - con retribuzioni basse. Anche nella felice ipotesi di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato le donne, a parità di mansioni, guadagnano comunque almeno il 30% in meno dei loro colleghi maschi". Così la Segretaria confederale della Cgil, Vera Lamonica, nell'odierna audizione alla commissione Lavoro dalla Camera su donne e previdenza.

"Non c'è parità salariale, così come non c'è una complessiva politica di genere che veda la questione femminile nella sua interezza - spiega Lamonica -: lavoro, retribuzioni, servizi sociali, tutela adeguata della maternità e paternità, tutela di genitori di disabili, il riconoscimento del lavoro di cura ai fini previdenziali, norme che realmente permettano la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro".

La Cgil ha consegnato un testo in audizione. Parlando delle novità introdotte nella Legge di stabilità 2016, ha spiegato che "non è l'opzione donna la soluzione al problema, perché anticipare l'età pensionabile con questo meccanismo è un sacrificio talmente enorme che poche persone possono permetterselo. Un meccanismo che c'era già, la legge lo affronta e speriamo che lo completi, perché così com'è esclude una parte delle donne, quelle che raggiungono i requisiti nell'ultimo trimestre dell'anno".

Il provvedimento prevede infatti che l'opzione donna sia possibile se si raggiungono i requisiti per il diritto entro il 31 dicembre 2015, ma prevede anche che si applichi l'aumento relativo alla speranza di vita e la finestra mobile. Il sindacato rileva come l'applicazione di tre mesi di aumento per la speranza di vita crei situazioni di disparità di trattamento tra le lavoratrici, a seconda del loro mese di nascita, negando la possibilità di opzione a quelle che compiranno i 57 anni o 58 anni nel mese di ottobre. La norma relativa all'incremento dell'età va cancellata. Non è una correzione che costa ed eviterebbe queste disparità.

La settima salvaguardia degli esodati, inoltre, se non verrà corretta sarà soltanto un'ulteriore penalizzazione per le lavoratrici. L'accanimento contro le donne è palese laddove si prevede che dalla salvaguardia dei lavoratori con contratto a tempo determinato siano esplicitamente esclusi i lavoratori agricoli e i lavoratori con qualifica di stagional.

In base ai dati Inps, infatti, su 900 mila addetti all'agricoltura 781 mila sono donne e moltissime sono le donne anche tra i lavoratori stagionali. "Tale esclusione non ha alcuna ragione di essere", ha detto Lamonica.

Insomma, sulle donne c'è un "accanimento infinito" in tema di pensioni, spesso portato avanti in nome di "una malintesa parità". Ma la parità  non inizia dalle pensioni, visto che in Italia la percentuale delle donne occupate è pari al 46% contro una media europea del 60%, i bambini nei nidi sono pari al 18%, i salari delle donne sono inferiori del 30% a parità di mansioni. "E' evidente - ha concluso la dirigente sindacale - che la manovra Monti-Fornero deve essere profondamente modificata reintroducendo nel sistema gradualità, flessibilità e solidarietà".

In allegato il testo dell'audizione.Audizione_donne_pensioni_23.11.2015