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Nella giornata di lunedì 23 maggio 2022 la Commissione Europea ha pubblicato il “Pacchetto di Primavera” del Semestre Europeo 2022, con le relative Raccomandazioni specifiche ai singoli Paesi e, dunque, anche all’Italia.
Le previsioni economiche generali per il 2022-2023 sono ancora incentrate su un’aspettativa di crescita, con una valutazione complessiva positiva dei primi effetti dei Piani di ripresa e resilienza; la guerra in Ucraina crea però ulteriori incertezze che vanno ad aggiungersi a quelle causate dal COVID-19: in particolare, la Commissione si sofferma sulle preoccupazioni dell’impatto economico che il prezzo dell’energia avrà sulle transizioni ecologica e digitale, e sulle famiglie più vulnerabili che rischiano di cadere in povertà.
Per questo, il Semestre Europeo resta ancora legato al Dispositivo di Ripresa e Resilienza (RRF): soprattutto, la Commissione ritiene che siano soddisfatte le condizioni per mantenere ancora la clausola di salvaguardia generale del Patto di Stabilità nel 2023 e per disattivarla solo a partire dal 2024. E, tra le Raccomandazioni generali, si torna ad insistere sullo sviluppo e realizzazione del Pilastro Sociale Europeo proprio per la preoccupazione rispetto all’impatto sociale di una crisi economica/energetica.
Per quanto riguarda l’Italia, il nostro Paese è ancora considerato economicamente tra quelli con “squilibri eccessivi” (insieme a Grecia e Cipro), derivanti dallo sforamento del deficit il cui riassorbimento non è previsto prima del 2025: ma l’impatto delle riforme in atto con il PNRR – e il fatto che queste riforme siano in linea con le Raccomandazioni precedenti non ancora soddisfatte - viene giudicato complessivamente in modo molto favorevole, dunque non si raccomanda l’adozione di procedure specifiche verso l’Italia.
Nello specifico, le Raccomandazioni per l’Italia si soffermano su:
- riforme strutturali per l’efficienza della pubblica amministrazione e del sistema giudiziario, in particolare rispetto al creare condizioni generali più favorevoli alle imprese;
- promozione dell’istruzione e della ricerca, anche nel mondo del lavoro;
- rafforzare i meccanismi di competitività d’impresa e di crescita della produttività;
- riforme nei settori trasporti e gestione delle acque per migliorarne l'efficienza economica;
- implementare gli obiettivi indicati dal Pilastro Sociale europeo;
- al fine di adottare misure efficienti per le transizioni ecologica e digitale, è suggerito di mantenere ancora per il 2023 le misure di sostegno contro il “caro energia”, nell’ottica di una strutturale e rapida riduzione della dipendenza energetica dalla Russia;
- si evidenzia la necessità di semplificazione fiscale e di intervento sul costo del lavoro e la raccomandazione di attuare, nel 2023, una politica fiscale comunque all’insegna della “prudenza”.
Come potete vedere dalle misure indicate, il “pacchetto di primavera” mantiene una coerenza con l’approccio tenuto sin qui nei confronti dell'emergenza pandemica e lo estende alla congiuntura negativa scaturita dal conflitto russo-ucraino.
Manca però ancora una vera e propria prospettiva politica: soprattutto perché la confermata sospensione del Patto di Stabilità e Crescita potrebbe permettere di concentrarsi sull’efficacia della spesa in deficit, anziché riproporre raccomandazioni incentrate esplicitamente sulla prudenza del sentiero di consolidamento.
Le Raccomandazioni esprimono più volte forti preoccupazioni per l'impatto dell'inflazione e della possibile recessione sulle transizioni ecologica e digitale: non sembrano però assumere la necessità di potenziare e implementare il programma NGEU e, di conseguenza, il PNRR. In questa ottica, più che riforme strutturali, per rafforzare la PA occorre un piano straordinario per l'occupazione - innanzitutto pubblica - anche in ragione della terza grande transizione, quella socio-demografica e della necessità di potenziare i servizi pubblici di welfare.
Per la prima volta dopo diversi anni, non viene esplicitato nelle raccomandazioni il tema delle pensioni, nonostante nella relazione per l’Italia venga dato un giudizio positivo sulla Riforma Fornero, definita ambiziosa e funzionale a ridurre la spesa per le pensioni nel lungo periodo. Si continua a ribadire che la spesa pensionistica continuerà a crescere, senza richiamare due specificità italiane che incidono sul livello della spesa pensionistica, come la diversa struttura demografica, caratterizzata da un’alta età media della popolazione (circa il 23% della popolazione ha più di 65anni) e la nostra struttura produttiva, fortemente caratterizzata dalle attività manifatturiere, con conseguente maggior incidenza del lavoro precoce e quindi del pensionamento anticipato.
Inoltre, sempre in merito al rapporto della spesa pensionistica al Pil, non viene distinta la spesa pensionistica lorda da quella netta, nonostante la profonda differenza dei sistemi fiscali in Europa e il maggior peso che grava sui redditi da pensione nel nostro paese.
Non viene esplicitato che l’Italia ha l’età della pensione di vecchiaia più alta in Europa (67 anni - dopo Grecia e Danimarca), requisito che rischia di aumentare nei prossimi anni, visto l’attuale legame alla speranza di vita.
Infine, il perno delle raccomandazioni resta ancora incentrato sulla “competitività” e non sulle politiche industriali e di sviluppo. La stessa leva fiscale, infatti, sembra andare in direzione di una (ulteriore) riduzione del costo del lavoro anziché di una maggiore e migliore generazione del valore aggiunto, da cui può scaturire un più incisivo aumento dei salari.
→ Scarica il testo del “Pacchetto di Primavera”
→ le Raccomandazioni specifiche per l’Italia