Martedì 9 febbraio è stato audito Ernesto Maria Ruffini, AD di Equitalia, dalla VI Commissione del Senato, Finanze e Tesoro. Clicca qui

E' stato affrontato il tema della qualità del lavoro e dell'efficienza della filiera della riscossione a partire dalla “produzione” dei ruoli da parte degli enti creditori (che sono soprattutto Agenzia delle Entrate e Inps, che assieme compongono l'89% delle somme).

Assai interessante l'operazione di trasparenza fatta dall'Amministratore Delegato, che ha provveduto a descrivere la composizione del “magazzino” di Equitalia, composto dai carichi affidati alla società dal 2000 al 2015.

Troviamo in particolare che siano interessanti alcuni dati:

- Il totale dei crediti ammonta a 1058 miliardi, dei quali 138 sono in capo a falliti, 78 a deceduti, 92 a "nullatenenti" da anagrafe tributaria. A questi vanno aggiunti 314 miliardi le cui azioni esecutive si sono dimostrate inutili.

- Altri 34 miliardi sono irrecuperabili a causa delle restrizioni che Equitalia ha (e gli altri creditori, banche incluse, non hanno).

- Quindi il portafoglio di crediti sicuramente inesigibili o che inesigibili si sono dimostrati ammonta a 656 miliardi, oltre il 60% del totale.

- Ben 216 miliardi sono stati sgravati per indebita richiesta. In pratica un euro su cinque, tra quelli che vanno a ruolo, è frutto di errore dell'ente creditore, producendo uno spreco di risorse per l'Ente e per Equitalia.

Si arriva ad un totale di 872 miliardi, ovvero all'82% dei crediti vantati, per i quali non è praticamente possibile alcun tipo di recupero.

Rimangono quindi 25 miliardi di crediti in rateazione (che quindi saranno pagati nel tempo), 51 miliardi di crediti ancora da lavorare e solo 81 miliardi di riscosso. Di fatto sono quindi stati effettivamente riscossi solo il 7,6% dei crediti del quindicennio. E dovremmo anche considerare il fatto che Equitalia, dal 2006, si è dimostrata assai più efficace, nella riscossione, rispetto alle vecchie società concessionarie, elevando a partire al 1 ottobre 2006 la media annua di riscosso da 2,9 miliardi all'anno fino a 7,7 miliardi all'anno.

L'AD Ruffini concentra le sue considerazioni in merito alla qualità dei crediti che Equitalia ha la mission di riscuotere, e propone alcune soluzioni (verifiche di diritto e di fatto delle richieste prima della richiesta coattiva, sveltire le svalutazione dei crediti per inesigibilità ecc).

Ciò che però ci interessa sottolineare è il senso dei numeri presentati, soprattutto in relazione al piano di lotta all'evasione e all'elusione fiscale che la Cgil ha presentato a seguito degli incontri del laboratorio delle politiche fiscali.

Abbiamo infatti impostato il nostro piano per ridurre al minimo l'infedeltà fiscale sul principio che abbiamo chiamato “rischiaramento dei flussi”, sulla necessità, cioè, di rendere tracciabili i passaggi Iva e gli afflussi reddituali degli autonomi, attraverso l'utilizzo intelligente delle banche dati dell'agenzia delle entrate, dell'Inps e degli istituti di credito, per addivenire ad un sistema che ricordi il più possibile il sistema del sostituto d'imposta che impedisce l'evasione ai dipendenti e ai pensionati. Sulla necessità, inoltre, di valutare i patrimoni, magari aggiornando regolarmente i valori di quelli immobiliari, per tracciare i profili di rischio.

I numeri portati da Equitalia certificano che una volta che l'evasione si è consumata è molto difficile recuperarla. Troviamo credibile, inoltre, che quei 7,6 euro ogni 100 che sono recuperati vengano spesso da quanti non hanno modo di occultare i propri averi in società di comodo, non abbiano modo di rendersi facilmente irreperibili, non abbiano la possibilità di prolungare oltremodo un costoso contenzioso tributario.

Siamo d'accordo, certamente, con l'idea di curare maggiormente la qualità e la velocità dei provvedimenti, per diminuire la troppo alta percentuale di errori che portano alla messa in opera di procedure che si risolvono in una perdita di tempo e di risorse per l'amministrazione finanziaria e per il contribuente, ma crediamo che, in fondo, aumentare la tracciabilità di redditi e patrimoni possa essere un antidoto anche per questo problema.