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La dichiarazione finale del vertice tra il Presidente della Repubblica turca Recep Tayyip Erdoğan e il Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica italiana sancisce un rafforzamento dei rapporti tra i due stati e la cooperazione in tutti i settori, compreso quello militare, con l’obiettivo reciproco di aumentare il volume del proprio interscambio di 30 miliardi di dollari.
Nella promozione e la facilitazione dei rispettivi mercati tuttavia rimane escluso qualsiasi cenno alla promozione e rispetto dei diritti umani, delle libertà che, come è noto, comprendono i diritti fondamentali del lavoro e la libertà di associazione.
Si menziona nella dichiarazione congiunta lo scambio di buone pratiche in tutti i settori, dallo sport, agli archivi, all’antiterrorismo tuttavia sarebbe necessario, anche nell’ottica auspicata dal documento di un rafforzamento delle prospettive europee della Turchia, che queste trovassero fondamento nell’obiettivo comune della promozione della giustizia sociale, dei diritti civili, della libertà d’espressione, del dialogo sociale e del lavoro dignitoso.
L’obiettivo dell'aumento dello scambio economico tra i due paesi ha senso se collegato all’aumento dell’occupazione migliorandone le tutele, la salute e la sicurezza e la democrazia nei luoghi di lavoro e il rafforzamento della contrattazione collettiva in entrambi gli Stati.
Per questo è importante che le parti sociali debbano essere coinvolte in ogni momento dell’accordo per evitare che l’incremento degli scambi si traduca in dumping salariale e normativo tra lavoratori e lavoratrici dei due paesi.
Come pure chiediamo che si avviino percorsi e sperimentazioni che includano le lavoratrici e i lavoratori turchi in istanze di rappresentazione europea, come i comitati aziendali europei (CAE), rafforzando così lo scambio e la cooperazione sindacale in ambito europeo.
Riteniamo inoltre di fondamentale importanza che nell’accordo di cooperazione tra Italia e Turchia vi sia l’impegno reciproco dei due stati per il pieno rispetto dei diritti umani e dell’accoglienza di migranti, richiedenti asilo e profughi senza discriminazione alcuna per il paese di provenienza.
A questo riguardo riteniamo inaccettabile che si faccia riferimento ai rimpatri e a reinsediamenti come strumenti per combattere l’immigrazione irregolare; i nostri due stati dovrebbero al contrario essere promotori di pratiche di accoglienza e sviluppare percorsi di pace per il mediterraneo e per il mondo intero.
→ Joint CGIL - DISK statement on the recent Italy - Turkey agreements