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Roma, 17 ottobre - “5,6 milioni di poveri assoluti, il picco più alto degli ultimi 15 anni, 14,9 milioni di persone a rischio di povertà o esclusione sociale, pari al 25,4% della popolazione, sono numeri insostenibili per un paese democratico”. Lo afferma la segretaria confederale della Cgil, Daniela Barbaresi, in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della povertà.
“Numeri destinati ad aggravarsi - sottolinea la dirigente sindacale - a causa di inflazione, caro bollette e aumento dei costi dei beni alimentari che colpiscono in misura nettamente più pesante coloro che hanno bassi redditi". “La condizione di povertà è cresciuta soprattutto per alcune categorie: i minori, ben il 14% di loro si trova in condizioni di povertà, gli anziani soli, i migranti. Sono tornati ad ampliarsi anche i divari territoriali”.
“Una condizione - prosegue Barbaresi - che riguarda anche una parte importante del mondo del lavoro. Bassi salari, precarietà, part time involontario non solo non mettono al riparo dall’impoverimento, ma ne costituiscono una causa, ed è proprio l’Inps ad attestare che un lavoratore su tre ha una retribuzione annua lorda sotto i 10 mila euro”.
Per la segretaria confederale “è compito delle istituzioni pubbliche rimuovere le cause della povertà e sostenere chi si trova in condizione di bisogno con una pluralità di interventi e servizi. La povertà non è una colpa e il Reddito di Cittadinanza è stato e continua ad essere un indispensabile strumento di contrasto alla povertà. Ma non basta. Va migliorato, eliminando le disposizioni che penalizzano le famiglie numerose e con minori, e quelle che discriminano gli stranieri e, soprattutto, va rafforzata la modalità di presa in carico dei beneficiari da parte dei servizi pubblici del territorio che devono operare in modo integrato per attivare tutte le politiche e gli interventi necessari a promuovere inclusione sociale dei beneficiari”. “Inoltre - conclude Barbaresi - vanno garantiti sia i progetti personalizzati volti a rispondere e soprattutto a prevenire le necessità dell’intero nucleo familiare, sia i percorsi di orientamento e formazione per favorire l’inclusione lavorativa, senza dover sottostare a condizionalità mortificanti”.