Come noto, le attuali disposizioni prevedono un innalzamento di 3 mesi dell’età pensionabile a partire dal 1° gennaio 2027, sulla base del meccanismo di adeguamento alla speranza di vita, il cui aggiornamento dovrà essere definito tramite apposito decreto.

È importante sottolineare come l’innalzamento automatico dell’età pensionabile previsto dal 2027 rappresenti un ulteriore aggravio che, in prospettiva, ricadrà sempre di più su chi ha percorsi lavorativi discontinui e condizioni di precarietà.

Questo rende ancora più rilevante la mobilitazione per i referendum sul lavoro dell’8 e 9 giugno.

Un incremento che scatterà automaticamente, laddove non intervenga il Governo con la sterilizzazione dell’aumento.

Chiediamo con forza una revisione complessiva del meccanismo, per un sistema più equo e sostenibile, non solo il blocco dell’adeguamento del 2027.


NONOSTANTE LE CONTINUE PROMESSE, IN PENSIONE

SEMPRE PIÙ TARDI E PIÙ POVERI, QUESTA LA VERITÀ

La CGIL lo ha denunciato da tempo: dal 1° gennaio 2027 scatterà un nuovo aumento dell’età pensionabile, frutto di un meccanismo ingiusto legato all’aspettativa di vita.

Con le nuove regole, dal 2027 il requisito pensionistico potrà salire fino a:

  • 67 anni e 3 mesi per la pensione di vecchiaia
  • 43 anni e 1 mese per la pensione anticipata (un anno in meno per le donne)

UN SISTEMA CHE PENALIZZA DUE VOLTE:

  1. Spinge sempre più avanti l’età per andare in pensione
  2. Riduce l’importo dell’assegno pensionistico, attraverso la modifica sfavorevole del coefficiente di trasformazione (già avvenuta dal 1° gennaio 2025)

LA CGIL DICE BASTA E CHIEDE:

Il BLOCCO dell’incremento previsto per il 2027
La REVISIONE dell’attuale meccanismo legato alla speranza di vita

BASTA FARE CASSA SULLE PENSIONI
BASTA BUGIE • BASTA SLOGAN

L’8 e 9 giugno vota SÌ al referendum per dire
NO ALLA PRECARIETÀ E SÌ AL LAVORO