Si è tenuta oggi, lunedì 20 maggio, alle ore 14.30, dinanzi all’Ufficio di Presidenza integrato della Commissione bilancio del Senato, l'audizione informale in relazione al disegno di legge n. 1133 (d-l 60/2024 – COESIONE). 

Per la CGIL hanno partecipato Christian Ferrari, Segretario confederale, e Anna Teselli, Responsabile Politiche per la coesione territoriale, fondi strutturali e di investimento europei.

Per la Cgil, spiega Christian Ferrari “con questo Decreto-legge il Governo centralizza a Palazzo Chigi la programmazione e l’utilizzo delle risorse sia europee che nazionali, e rende bilaterale la negoziazione dei relativi processi di attuazione. Dopo il PNRR e il Fondo Sviluppo e Coesione, con i Fondi SIE si completa un riassetto complessivo della governance di politiche essenziali per la riduzione dei divari territoriali e delle diseguaglianze”.

“Un primo effetto – prosegue Ferrari – è il forte ridimensionamento del ruolo e delle prerogative delle Amministrazioni centrali e regionali, rispetto ai Programmi nazionali 21/27 di loro competenza. Un secondo effetto riguarda l’inaccettabile riduzione delle sedi e degli strumenti di coinvolgimento del partenariato istituzionale e socioeconomico. Tutto ciò – sottolinea -, in aperto contrasto sia con il Codice europeo di condotta sul partenariato; sia con i Regolamenti europei del ciclo programmatorio che, viceversa, rafforzano proprio i principi di partecipazione e multilateralità, prevedendo una governance multilivello, dal basso verso l’alto, e con la piena valorizzazione del ruolo dei territori e del partenariato. Terzo effetto conseguente: di fatto, – prosegue il dirigente sindacale – vengono esautorati i Comitati di Sorveglianza, che dovrebbero rappresentare gli unici organi di regolazione dei Programmi nazionali e regionali dei Fondi SIE”.

“A nostro avviso – spiega Ferrari – , siamo di fronte a un radicale rovesciamento dell’impostazione delle politiche di coesione basate sulla centralità dei territori e sulla partecipazione dei soggetti economici e sociali, più che al tentativo di risolverne limiti e criticità”.

“In questo quadro – avverte il segretario confederale della Cgil -, risulta grave che proprio la Struttura di Coordinamento della Politica di Coesione della Presidenza del Consiglio dei ministri non abbia ancora attivato gli strumenti di propria competenza, tra cui: il Comitato con funzioni di sorveglianza e accompagnamento dell’attuazione dei programmi; i relativi Sotto Comitati; e il Tavolo tecnico di coordinamento con il PNRR. La CGIL ne richiede l’immediata attivazione, anche per evitare una torsione autoreferenziale e burocratica che allontanerebbe ancor di più le scelte dai contesti e dai bisogni reali dei territori”.

“Per quanto invece riguarda l’attuazione della Piattaforma per le tecnologie strategiche per l’Europa (STEP), e il sostegno dei programmi di investimento produttivo e di ricerca e sviluppo in ambiti strategici per il Paese: ferma restando la necessità di definire orientamenti di carattere nazionale, va prevista – al di là della Cabina di Regia – una partecipazione sistematica del partenariato economico e sociale, senza la quale – insiste Ferrari - non si potranno raggiungere gli obbiettivi di crescita previsti dalla Piattaforma”.

“Per quanto poi riguarda le disposizioni in materia di rafforzamento della capacità amministrativa per l’attuazione della Politica di coesione – al netto della formulazione poco chiara del Decreto sul punto – andrebbe finanziata non la mera proroga ma la stabilizzazione a tempo indeterminato del personale, perché è del tutto evidente che il ruolo di questi lavoratori risponde ad esigenze non temporanee bensì strutturali”.

Per il dirigente sindacale “inoltre, le disposizioni in materia di promozione dell’autoimpiego e di incentivazione delle assunzioni presentano i seguenti aspetti critici: la mancanza di carattere innovativo, considerato che le misure previste ricalcano quelle scadute; e il loro carattere temporaneo e non strutturale. Con questi strumenti, non c’è alcuna garanzia di creazione di occupazione di qualità. Ad esempio – spiega -, il contratto da stipulare a tempo indeterminato potrebbe essere anche part-time e senza l’indicazione di un numero minimo di ore; mentre per gli under35, la condizione che non siano mai stati titolari di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato è eccessivamente penalizzante”.

In estrema sintesi, prosegue Ferrari: “l’unica ‘strategia nazionale’ praticata è – per l’ennesima volta – il trasferimento alle aziende e ai privati di risorse pubbliche “a pioggia”, che andrebbero invece investite per creare – anche direttamente – lavoro di qualità, soprattutto per giovani, donne e persone fragili”.

“Infine – spiega il dirigente sindacale – , per quanto riguarda altri contenuti del provvedimento – come perequazione infrastrutturale per il Mezzogiorno (cambiano i nomi dei fondi, ma rimangono i tagli), Zone logistiche semplificate, Sistema Informativo per l'inclusione sociale e lavorativa e così via – avendo esaurito il tempo a disposizione, rimando al documento completo che trasmetteremo a stretto giro alla Commissione”.

“Concludo davvero, ribadendo il giudizio critico della CGIL verso un’impostazione che verticalizza le decisioni, marginalizza comunità locali e forze sociali, e compromette gli obiettivi di riduzione dei divari territoriali e delle diseguaglianze sociali, che rappresentano la stessa ragione d’essere delle politiche di coesione” afferma Ferrari.


Di seguito riportiamo la memoria predisposta per l'occasione con il contributo delle Aree del Centro confederale e delle categorie interessate.