FOTO - Ascolta 'Un Paese uguale per tutti' su RadioArticolo1Le proposte - le slides - il documento della Cgil
Roma, 14 novembre - “L’autonomia non è una questione di competenze, ma una questione di uguaglianza. Sanità, prestazioni sociali, istruzione e formazione, lavoro e tutela dell’ambiente devono essere garantiti in tutte le Regioni, attraverso una legislazione nazionale e con un’adeguata copertura finanziaria”. È quanto sostenuto dalla Cgil nel corso della conferenza stampa sull’autonomia differenziata (attuazione dell’articolo 116 terzo comma della Costituzione), in relazione agli annunci del ministro Stefani sul raggiungimento delle prime intese tra Governo, Regione Veneto e Lombardia per il riconoscimento di maggiori forme di autonomia regionale e il coinvolgimento di ulteriori Regioni che hanno avanzato richieste analoghe.“In Italia, le gravi diseguaglianze nella fruizione di servizi pubblici essenziali - denuncia la Confederazione - dimostrano che la garanzia dei diritti fondamentali o è completamente assente o è condizionata dal territorio di residenza, con picchi di vera drammaticità nelle regioni meridionali”. (Slide)“La risposta alla mancata esigibilità ed uniformità dei diritti - prosegue la Cgil rivolgendosi a Governo e Regioni - non può essere l’attribuzione di maggiore autonomia ad alcuni territori, lasciandone indietro altri. Non si può rompere - aggiunge - il vincolo di solidarietà statuale e legare i trasferimenti di risorse alla capacità fiscale dei singoli territori e cancellare così il principio perequativo. Non può essere messa in discussione l’unitarietà della contrattazione nazionale”.Per la Cgil non si può prescindere dall’adozione di una legislazione nazionale, per questo ha presentato oggi alcune proposte per definire e garantire, in tutti gli ambiti, i Livelli Essenziali delle Prestazioni, e definire sia leggi quadro sui principi fondamentali che fabbisogni standard connessi all’esigibilità della prestazione definita come essenziale, con il superamento graduale della spesa storica.“Non siamo contrari a un riconoscimento di maggiori forme di autonomia volto a realizzare un federalismo cooperativo e solidale. Siamo contrari - ribadisce in conclusione la Cgil - ad ogni ipotesi di autonomia differenziata che cristallizzarebbe o incrementerebbe esponenzialmente le diseguaglianze oggi esistenti, portando ad una inaccettabile disarticolazione territoriale dell’esigibilità dei diritti sociali con la creazione di venti sistemi differenti”.