Guarda le FOTO
Roma, 13 febbraio - “Nessuna autonomia senza solidarietà, e senza garantire stessi diritti ai cittadini di tutte le Regioni, a partire da sanità, istruzione e formazione, lavoro e tutela dell’ambiente”. È quanto ribadito oggi dalla Cgil nel corso dell’iniziativa che si è tenuta a Roma presso la sede nazionale della Confederazione dal titolo ‘Quale autonomia differenziata?’, alla quale hanno dato il loro contributo, tra gli altri, Svimez e Confindustria (ascolta).“L’Italia - sottolinea la Cgil - è un Paese dalle forti e insostenibili diseguaglianze nella fruizione dei servizi pubblici e nell’esigibilità dei diritti fondamentali, che si accentuano drammaticamente nelle Regioni del Mezzogiorno. Una situazione che non si può fronteggiare - avverte - con l’attribuzione di maggiore autonomia ad alcuni territori, lasciandone indietro altri. Non si possono concedere più poteri e più risorse solo ad alcuni senza un quadro normativo comune e senza garantire la perequazione".Per ridurre le disparità e garantire l'uguaglianza dei diritti, il sindacato di corso d’Italia indica quindi alcune priorità: “innanzitutto - spiega - è necessario definire e garantire, in tutti gli ambiti, i Livelli Essenziali delle Prestazioni. È indispensabile definire sia leggi quadro sui principi fondamentali che fabbisogni standard connessi all’esigibilità della prestazione definita come essenziale, con il superamento graduale della spesa storica. Inoltre, non si può rompere il vincolo di solidarietà statuale e legare i trasferimenti di risorse alla capacità fiscale dei singoli territori e cancellare così il principio perequativo. Infine, non può essere messa in discussione l’unitarietà della contrattazione nazionale. Un contratto regionale non può migliorare la qualità dell’istruzione o della sanità”.Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini concludendo l’iniziativa ha dichiarato: “Ribadiamo con forza la nostra contrarietà ad un’idea di autonomia differenziata che per come si sta delineando è in contrasto con i principi fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione: i cittadini devono avere tutti gli stessi diritti fondamentali, sanità, istruzione, lavoro, mobilità, a prescindere da dove nascono, altrimenti si rischia di mettere in discussione il concetto stesso di unità del Paese. Tenere unito il Paese significa ridurre le diseguaglianze e le ingiustizie sociali, che in questi ultimi anni si sono ampliate. Questo disegno va nella direzione contraria” (ascolta).L'iniziativa è stata aperta dalla relazione della responsabile Ufficio riforme istituzionali Giordana Pallone (ascolta - leggi), sono intervenuti anche i segretari generali della Cgil Veneto Cristian Ferrari, Cgil Toscana Dalila Angelini e Cgil Puglia Giuseppe Gesmundo (ascolta).
Roma, 13 febbraio - “Nessuna autonomia senza solidarietà, e senza garantire stessi diritti ai cittadini di tutte le Regioni, a partire da sanità, istruzione e formazione, lavoro e tutela dell’ambiente”. È quanto ribadito oggi dalla Cgil nel corso dell’iniziativa che si è tenuta a Roma presso la sede nazionale della Confederazione dal titolo ‘Quale autonomia differenziata?’, alla quale hanno dato il loro contributo, tra gli altri, Svimez e Confindustria (ascolta).“L’Italia - sottolinea la Cgil - è un Paese dalle forti e insostenibili diseguaglianze nella fruizione dei servizi pubblici e nell’esigibilità dei diritti fondamentali, che si accentuano drammaticamente nelle Regioni del Mezzogiorno. Una situazione che non si può fronteggiare - avverte - con l’attribuzione di maggiore autonomia ad alcuni territori, lasciandone indietro altri. Non si possono concedere più poteri e più risorse solo ad alcuni senza un quadro normativo comune e senza garantire la perequazione".Per ridurre le disparità e garantire l'uguaglianza dei diritti, il sindacato di corso d’Italia indica quindi alcune priorità: “innanzitutto - spiega - è necessario definire e garantire, in tutti gli ambiti, i Livelli Essenziali delle Prestazioni. È indispensabile definire sia leggi quadro sui principi fondamentali che fabbisogni standard connessi all’esigibilità della prestazione definita come essenziale, con il superamento graduale della spesa storica. Inoltre, non si può rompere il vincolo di solidarietà statuale e legare i trasferimenti di risorse alla capacità fiscale dei singoli territori e cancellare così il principio perequativo. Infine, non può essere messa in discussione l’unitarietà della contrattazione nazionale. Un contratto regionale non può migliorare la qualità dell’istruzione o della sanità”.Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini concludendo l’iniziativa ha dichiarato: “Ribadiamo con forza la nostra contrarietà ad un’idea di autonomia differenziata che per come si sta delineando è in contrasto con i principi fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione: i cittadini devono avere tutti gli stessi diritti fondamentali, sanità, istruzione, lavoro, mobilità, a prescindere da dove nascono, altrimenti si rischia di mettere in discussione il concetto stesso di unità del Paese. Tenere unito il Paese significa ridurre le diseguaglianze e le ingiustizie sociali, che in questi ultimi anni si sono ampliate. Questo disegno va nella direzione contraria” (ascolta).L'iniziativa è stata aperta dalla relazione della responsabile Ufficio riforme istituzionali Giordana Pallone (ascolta - leggi), sono intervenuti anche i segretari generali della Cgil Veneto Cristian Ferrari, Cgil Toscana Dalila Angelini e Cgil Puglia Giuseppe Gesmundo (ascolta).