Roma, 18 ottobre - “Privi di alcuna efficacia esecutiva e finalizzati a strumentalizzare la partecipazione democratica. Dominati da spinte autonomiste che mettono in discussione l’unità del sistema di diritti, incrementano le disuguaglianze tra territori e rompono il vincolo di solidarietà della comunità statuale, mirando al riconoscimento di una presunta specialità fondata sulla capacità produttiva per trattenere il gettito fiscale prodotto sul territorio”. Questa la posizione espressa dalla Cgil nazionale sui referendum consultivi indetti da Lombardia e Veneto per il prossimo 22 ottobre.La Cgil ha sempre sostenuto “la necessità di un assetto istituzionale fondato su un federalismo unitario e solidale che garantisca l’uniformità dei diritti fondamentali su tutto il territorio nazionale”. “Per questo - spiega la nota - è urgente affrontare le criticità del Titolo V, a partire dalla rivendicazione di un luogo istituzionale in cui Stato e Regioni possano cooperare, e di una legislazione nazionale che definisca il quadro unitario di diritti”. Per il sindacato di corso d'Italia occorre “approvare i Livelli Essenziali delle Prestazioni e Leggi quadro nazionali per le materie di legislazione concorrente, nei cui confini le varie realtà locali possano e debbano agire valorizzando le rispettive peculiarità, facendosi promotori di sviluppo e di buone pratiche”.“La Confederazione, insieme alle sue strutture territoriali di Veneto e Lombardia - si legge infine nella nota - è impegnata a diffondere tra lavoratori e pensionati queste valutazioni”, perché “il voto deve essere democratico, consapevole e informato. L’uso strumentale di questo esercizio per l’inefficacia dell’esito rischia di generare ulteriore sfiducia e distanza tra cittadini ed Istituzioni”.