Di seguito riportiamo i testi presentati nel corso dell’audizione tenutasi giovedì 16 maggio presso la Camera dei Deputati sull’AC 1660 - ‘Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario’.


La CGIL esprime netta e convinta contrarietà rispetto ai principi generali e all’impianto complessivo del disegno di legge Sicurezza.

Queste le ragioni prioritarie:

• le soluzioni proposte vanno, come sempre, verso un inasprimento delle pene, anche attraverso la codificazione di nuovi reati, la riduzione degli spazi di dissenso e protesta e trasformando alcune azioni, prima soggette a sanzione amministrativa, in veri e propri reati; si compie questa scelta nonostante giuristi, esperti, studiosi in materia di sicurezza, e le principali organizzazioni della società civile, continuino a evidenziare, fornendo dati precisi, che all’inasprimento delle pene non corrisponda mai una reale diminuzione dei reati; si tratta quindi di un approccio ideologico pericoloso per le libertà individuali e per la tenuta democratica del Paese;

• Un esempio di inasprimento delle pene e di riduzione di spazi di dissenso e protesta è quanto previsto dall’art. 11 che trasforma l’illecito amministrativo del blocco di strada ordinaria o ferrata, anche attraverso l’utilizzo del proprio corpo, in reato. Infatti, un ostacolo alla circolazione stradale o ferroviaria in occasione di uno sciopero o di qualsiasi altra manifestazione, potrebbe provocare per i partecipanti una pena fino a due anni di reclusione. Il reato così definito potrebbe, per giunta, applicarsi non solo ai casi di blocco, ma anche nei casi di mero impedimento o semplice turbativa della circolazione.

L’ampliamento alle “strade ferrate” fa sì che si crei una possibile concorrenza tra questa ipotesi delittuosa e quella dell’interruzione del pubblico servizio.

Una norma non solo sbagliata nel merito e ambigua nella formulazione che rischia di aumentare la discrezionalità nel sanzionare le forme di protesta o dissenso. Così facendo, a nostro parere, è evidente che questa norma, ostacolerà le occasioni di libero e democratico dissenso.

• in particolare, si colpiscono, introducendo nuovi reati e inasprendo le pene, tutti quei comportamenti che nascono e si determinano in ambienti di povertà, di disagio, di marginalità, di degrado sociale che, per essere affrontati, avrebbero bisogno di una di politiche per l’inclusione e non di sanzioni penali. Tutte queste norme hanno anche l’effetto di aumentare il sovraffollamento degli istituti di pena, che già versano in situazioni di inaccettabile criticità. In particolare, si denuncia la presenza, come dato mai raggiunto, di più di 500 minori costretti nelle carceri minorili. Quanto sopra è inaccettabile sia per la condizione di detenute e detenuti e per quella del personale impiegato negli istituti.

• Si elimina l’obbligo di rinvio dell’esecuzione della pena per le donne in gravidanza e per le madri di bambini fino a tre anni, con l’obbligatorietà della reclusione per le madri con bambini di età superiore a tre anni. La CGIL ritiene che nessun bambino debba varcare la soglia del carcere (ICAM compresi) ne, per questo, non sia più rinviabile l’istituzione di case famiglia per le madri con bambini, già previste per legge e mai istituite, è indegno di una democrazia che gli infanti crescano dentro tra le mura del carcere;

• si introduce il reato di rivolta in carcere, già sanzionato da altre norme penali in caso di uso di violenza ma che oggi viene esteso anche al caso di resistenza passiva, di protesta non violenta, rendendo così impossibile qualsiasi forma pacifica di espressione di dissenso. Non aumenta la sicurezza nelle carceri e di certo non ha alcuna funzione rieducativa condannare fino a 8 anni di reclusione ad esempio, un detenuto, che batte sulle sbarre per richiamare l’attenzione, sulle sue condizioni di carcerazione;

• la CGIL ritiene che per garantire la sicurezza, anche percepita, di cittadine e cittadini, sia, fra le altre cose, necessario garantire il buon funzionamento delle forze dell’ordine con un piano di assunzioni straordinario, nonché di formazione e qualificazione, visto che gli organici sono sempre più ridotti e l’età media del personale supera i cinquant’anni: le assunzioni già previste non riusciranno a coprire nemmeno il naturale turn over del personale che va in pensione:

• è necessario migliorare le condizioni di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori in divisa: il Governo deve stanziare le risorse necessarie per il rinnovo dei CCNL, anche tenendo conto dell’inflazione complessiva (risorse che non sono state stanziate nella LDB 2024: l’Istat certifica che per il solo 2022 l’inflazione è stata dell’8,7 per cento, il Governo ha stabilito un aumento degli stipendi dello 0,3 per cento e rispetto all’inflazione complessiva di oltre il 17 per cento nel triennio 2022/2024, il governo non stanzia più del 5,8 per cento);

• è fondamentale migliorare la conciliazione tra vita e lavoro, anche incrementando congedi famigliari e permessi per motivi di salute, e il benessere organizzativo, al fine di prevenire il drammatico fenomeno dei suicidi dei lavoratori in divisa. Per questa stessa ragione va garantito un servizio di tutela e assistenza e supporto psicologico, erogato dalla sanità pubblica, per il personale.

• Per garantire questi diritti è necessario valorizzare il ruolo dei sindacati effettivamente rappresentativi delle necessità delle lavoratrici e dei lavoratori in divisa. Bisogna affrontare e risolvere il problema previdenza, partendo dalla distinzione tra quella dedicata e quella complementare, perché bisogna garantire il giusto tenore di vita dopo l’attività di servizio sia per chi sta per andare in pensione sia per chi entra oggi nei corpi di polizia;

• riteniamo gravissima, inoltre, l’autorizzazione alla detenzione di una seconda arma senza licenza per gli operatori di polizia, ci pare inoltre un escamotage per mascherare le gravi carenze di organico sopra descritte, Questa norma è gravissima, potendo configurare il riconoscimento di un esercizio della funzione di pubblica sicurezza in forma privata, incompatibile con il nostro ordinamento costituzionale.

• In merito alle disposizioni sulle vittime di usura non vi è nessuna previsione, che quindi riteniamo debba essere introdotta, per favorire e accompagnare le vittime alla denuncia, che infatti, ad oggi, sono pochissime. Inoltre, non si prevedono contributi per lavoratori dipendenti e pensionati, privi quindi, da questo punto di vista, di qualsiasi tutela;

• difendere la Costituzione significa mettere al centro i diritti di tutti, persone libere e persone ristrette. Non è attraverso pene sempre più severe che si risponde al bisogno di sicurezza, d’inclusione e giustizia sociale.

Per tutte queste ragioni chiediamo che il DDL sicurezza venga modificato tenendo conto delle criticità e delle necessità qui evidenziate.

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