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E' attivo dal 21 dicembre 2022 il Polo Strategico Nazionale (PSN), l'infrastruttura cloud ad alta affidabilità che ospiterà i dati e i servizi, critici e strategici, delle pubbliche amministrazioni italiane. Si completa così, entro la scadenza prevista dal PNRR, la prima milestone della Missione 1, componente 1, Misura 1.1. “Infrastrutture digitali” del PNRR, una prima importante tappa per la transizione digitale del Paese.
Alla definizione di questa importante infrastruttura deve seguire però, nei prossimi tre anni, la sottoscrizione dei contratti con le Pa, con l’obiettivo di avere almeno 280 amministrazioni migrate nel Psn entro il terzo trimestre del 2026.
Lo scopo da raggiungere, secondo quanto previsto dal PNRR è infatti quello di portare il 75% delle amministrazioni italiane ad utilizzare i servizi cloud entro quel termine.
Per fare questo, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) mette a disposizione oltre 900 milioni di euro che potranno essere richiesti dalle oltre 280 pubbliche amministrazioni centrali interessate e dalle strutture sanitarie a partire dal 2023. I relativi avvisi a cui le amministrazioni potranno candidarsi per ottenere i fondi previsti dal PNRR saranno pubblicati sul sito del
Dipartimento per la trasformazione digitale e sulla piattaforma PA digitale 2026.
Come ricorderete il contratto per l’avvio dei lavori di realizzazione e gestione dello Psn era stato firmato alla fine dello scorso agosto dalla cordata Tim (45%), Leonardo (25%), Cdp (20%) e Sogei (10%) e dal capo del Dipartimento per la trasformazione digitale, dando vita ad un’infrastruttura in cloud tecnologicamente innovativa, “che rispetta tutte le caratteristiche di sicurezza definite nella Strategia Cloud Italia, assicurando alle amministrazioni tecnologie e infrastrutture cloud ospitate in centri dati con elevati standard di qualità per quanto riguarda capacità elaborativa, scalabilità, interoperabilità e sostenibilità ambientale”.
Sulla aggiudicazione del progetto da parte dei soggetti sopra indicati avevamo già espresso un giudizio positivo. La gestione di Tim per la parte infrastrutturale è infatti a nostro avviso una garanzia, così come lo è la gestione di Leonardo per gli aspetti legati alla security.
Analogamente rappresentano a nostro avviso una garanzia, in termini di sicurezza, la presenza di Cdp Equity in qualità di investitore istituzionale (secondo quanto previsto dal modello di partenariato pubblico-privato) e di Sogei quale soggetto deputato alla predisposizione di modelli da adottare per il cloud.
Quello che dovrà essere ospitato e trattato è infatti un patrimonio prezioso di dati e servizi critici e strategici delle Pa centrali, delle Asl e delle altre Pa locali.
Un patrimonio che potrà essere arricchito anche da altri dati, più “ordinari”, che le singole amministrazioni potranno scegliere di far migrare.
Le sedi individuate per ospitare i data center (certificati “Tier 4”, il livello più alto di garanzia per un datacenter) sono Acilia e Pomezia nel Lazio, e Rozzano e Santo Stefano Ticino in Lombardia.
Questi saranno gemellati tra loro per consentire sia il backup delle applicazioni e delle infrastrutture sia un eventuale “disaster recovery”. (In caso di interruzione all’interno di un data center, questa formula garantirebbe la continuità dell’erogazione del servizio grazie al suo “gemello”).
Per il raggiungimento degli obiettivi fissati (proteggere i dati critici e strategici delle Pa, garantendo rispetto della privacy e riparo dalle minacce informatiche) sarà determinante avere a disposizione applicazioni nazionali che siano univoche e dunque in grado di raccogliere e gestire in maniera omogenea e sicura i dati dei cittadini e delle aziende.
Si apre dunque adesso una fase importante, che dovrà vedere il pieno coinvolgimento dei soggetti interessati e dovrà assicurare una coerente e costante implementazione delle competenze digitali delle lavoratrici e dei lavoratori delle PA.
Solo così riusciremo a raggiungere gli obiettivi del “once only” e a rendere praticabili processi di semplificazione burocratica, oltre che di risparmio sui conti dello Stato.