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Di seguito riportiamo il testo relativo alla nuova Strategia Nazionale per la banda ultra larga presentato dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’innovazione tecnologica nel corso del Consiglio dei Ministri del 7 agosto 2023.
Nel documento vengono indicate quattro aree di intervento, con investimenti per circa 2,8 miliardi di euro, di cui una parte derivante dalle economie maturate nell’ambito degli interventi PNRR per la banda ultra larga:
1. interventi trasversali (relativi sia alla connettività fissa che a quella mobile),
2. interventi per lo sviluppo delle reti fisse,
3. interventi per lo sviluppo delle reti mobili,
4. interventi a sostegno della domanda.
Spiace dover rilevare che al di là degli annunci roboanti sulle rivoluzioni che questo piano avrebbe dovuto apportare al settore delle tlc, non intravediamo nulla di significativo né tantomeno di potenzialmente rivoluzionario.
Vale la pena ricordare che siamo alla presentazione del quinto piano Bul in pochi anni. Tutti puntualmente non realizzati.
Anche in questo caso gli obiettivi indicati sono tanto ambiziosi quanto vaghi nella definizione di quali siano i passi concreti da realizzare per raggiungere i risultati prefissi. Una novità però c’è e preoccupa non poco: nella prima parte del testo si legge che “Questi obiettivi possono essere raggiunti indipendentemente dalla realizzazione o meno della cosiddetta rete unica o rete nazionale, il cui punto di approdo non è al momento prevedibile”.
Si tratta di un’affermazione a nostro avviso incomprensibile perché in contrasto con la attuabilità di quanto dichiarato nel Piano stesso.
Ogni piano Bul presentato fino ad oggi puntava alla realizzazione di una rete unica quale presupposto fondamentale per dotare il paese della stessa infrastruttura. Qui leggiamo che tale precondizione viene considerata indifferente.
Questo non può che alimentare la preoccupazione che abbiamo già in più occasioni espresso rispetto alla mancanza di visione su quello che dovrà essere lo sviluppo delle infrastrutture di rete del Paese.
Se a questo sommiamo la scelta del Governo dei giorni scorsi di avallare l’operazione di spacchettamento di Tim, il rischio di perdere un altro asset strategico come quello delle telecomunicazioni prende plasticamente forma.