PHOTO
Roma, 6 giugno – “Pieno sostegno allo sciopero dei lavoratori e delle lavoratrici delle telecomunicazioni. La deriva di un settore strategico che occupa oltre 120mila persone, denunciata da tempo da Confederazione e Slc, rischia di avere enormi conseguenze sul piano occupazionale, con 20mila addetti diretti e migliaia nell’indotto in bilico, e per il sistema Paese”. È quanto dichiara il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo dalla manifestazione nazionale unitaria di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom in corso a Roma in Piazza Santi Apostoli.
“Risultati economici in picchiata nelle Telco, con conseguente dimezzamento della forza lavoro dei maggiori gestori nell’ultimo decennio; ricorso continuo ad esodi incentivati e ammortizzatori sociali; tagli nella contrattazione aziendale. E ancora, separazione delle infrastrutture di rete dai servizi, e quindi impoverimento ulteriore del settore con la prospettiva di una continua corsa al ribasso”. Questo, ricorda il dirigente sindacale, il quadro che ha portato alla mobilitazione. Quadro che “è il frutto di politiche aziendali sbagliate, guidate più da scelte finanziarie che da una visione industriale, e dell’assenza delle istituzioni, che – sostiene Gesmundo – non hanno esercitato un ruolo regolatorio per lasciarlo al mercato”.
Il segretario confederale della Cgil si sofferma in particolare sulla “preoccupante situazione di Tim, con oltre 20 miliardi di debiti e che veleggia verso la definitiva rinuncia all’unicità dell’azienda” e sull’“allarmante condizione dei customer in outsourcing, per i quali è urgente stabilire un contratto di riferimento per arginare l’attacco a salari e diritti in un comparto dove molti committenti già applicano contratti pirata”.
“Se non si cambia strada e in assenza di un intervento strutturale delle istituzioni – conclude Gesmundo – un settore che oggi dovrebbe rinnovarsi per diventare perno centrale della transizione digitale e munirsi di una rete funzionale alle reali esigenze del Paese, subirà un ulteriore ridimensionamento, con una perdita enorme per il lavoro e per l’Italia”.