Gli ultimi dati diffusi dall'Istat evidenziano come nel 2015 il potere di acquisto delle famiglie consumatrici (cioè il reddito disponibile delle famiglie consumatrici in termini reali) sia aumentato dello 0,8% rispetto all'anno precedente, mostrando segnali di ripresa per il mercato interno. La spesa delle famiglie per consumi finali, in valori correnti, è aumentata in un anno dell'1,2% (Istat, reddito e risparmio delle famiglie, IV trimestre 2015).
L'ottimismo che viene mostrato rispetto alla ripresa dei consumi delle famiglie e ad un possibile rilancio economico non fa del tutto i conti con i dati che l'Istat stesso ha diffuso sulle famiglie in condizione di povertà, che non diminuiscono: nel 2014, 1 milione e 470 mila famiglie, il 5,7% di quelle residenti, è in condizione di povertà assoluta, per un totale di 4 milioni 102 mila persone; il 6,8% della popolazione residente; 2 milioni e 654 mila famiglie, il10,3% di quelle residenti, è in condizione di povertà relativa, per un totale di 7 milioni 815 mila persone, il 2,9% della popolazione residente (La povertà in Italia, Anno 2014, Istat). Peraltro punte di forte criticità si registrano nel Mezzogiorno, dove si stimano in condizione di povertà circa 704 mila famiglie (l'8,6% del totale), pari a 1,9 milioni di individui poveri (il 45,5% del totale dei poveri assoluti); nelle famiglie numerose (16,4%), soprattutto se coppie con tre o più figli (16%), nelle famiglie con stranieri, dove la povertà assoluta è più diffusa che in quelle composte solo da italiani: dal 4,3% di queste ultime (5,1% del 2013) al 12,9% per le famiglie miste fino al 23,4% per quelle composte da soli stranieri. Al Nord e al Centro la povertà tra le famiglie di stranieri è di oltre 6 volte superiore a quella delle famiglie di soli italiani, nel Mezzogiorno è circa tripla. L'Istat stima poi in 50 mila 724 persone quelle senza fissa dimora, escluse dalle stime sulla povertà assoluta, quota in aumento rispetto alla rilevazione precedente di tre anni fa. La classificazione delle famiglie in povere e non povere è stata dall'Istituto di Statistica articolata utilizzando soglie aggiuntive, che hanno permesso di individuare diversi gruppi, distinti in base alla distanza della loro spesa mensile dalla linea di povertà. Risultano: “sicuramente” povere quelle che hanno una spesa mensile equivalente inferiori alla linea standard di oltre il 20% (4,7%, 10% nel Mezzogiorno); “appena” povere quelle che hanno una spesa inferiore alla linea di non oltre il 20% (I5,6%, 11,1% nel Mezzogiorno); “quasi” povere quelle che hanno una spesa superiore alla linea di non oltre il 20% (6,8%). Dati sicuramente preoccupanti per la tenuta sociale del Paese: in definitiva, si può affermare che circa l'83% delle famiglie sono “sicuramente” non povere, per il restante 17% (4 milioni 384 mila famiglie), sono “già povere”, o rischiano di scivolare in condizione di povertà. Per queste, in Italia, si spende meno che nel resto d'Europa rispetto alla protezione sociale (persone con disabilità, famiglie e infanzia, esclusione sociale, abitazione), con una quota di spesa pubblica di gran lunga inferiore alla media Ue. In particolare, la spesa sociale per la casa, nel nostro Paese è tra le più basse d'Europa (0,03% del PIL) rispetto alla media dell'Unione europea (2,1% delle prestazioni di protezione sociale e 0,6% del PIL). Questo a fronte di un impoverimento sempre più accentuato, di un aumento delle disuguaglianze e di un'accentuazione di disagio abitativo ed esclusione sociale. Istat, Reddito e risparmio delle famiglie, IV trimestre 2015 Istat, La povertà in Italia, Anno 2014Famiglie: potere d'acquisto, condizioni reddituali e spesa per la protezione sociale
18 aprile 2016 • 09:38