PHOTO
Roma, 30 luglio – “Nel rapporto Svimez si evidenziano i divari territoriali del Paese e si conferma quanto anche la Cgil sostiene da tempo: il contributo del Pnrr per la ripartenza del Sud è rilevante, ma non sufficiente. Non basta dichiarare che il 40% degli investimenti andrà al Sud, occorre rendere cogente questo vincolo nelle procedure che metteranno a bando le risorse e avere chiaro dove allocarle per ridurre finalmente i divari di cittadinanza di chi vive e lavora nel Mezzogiorno”. È quanto dichiara il segretario confederale della Cgil Giuseppe Massafra.
“Se, anche grazie a scelte economiche di tipo espansivo, nel 2021 si prevede che le perdite del 2020 saranno quasi azzerate anche al Sud – prosegue il dirigente sindacale – ancora una volta sarà soprattutto il Centro-Nord a recuperare del tutto i punti di Pil persi lo scorso anno, mentre il Mezzogiorno avanzerà più lentamente, partendo peraltro da condizioni di svantaggio accumulate nei dieci anni precedenti”.
Per quanto riguarda il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, “occorre integrarne la progettualità con gli interventi per la coesione che saranno finanziati nei prossimi sette anni con la nuova programmazione 2021-2027, e con quelli che saranno sostenuti dalle risorse nazionali. I progetti – sottolinea – dovranno diventare concreti nei territori e si dovranno tradurre in crescita di occupazione di qualità, soprattutto per giovani e donne, e in processi di transizione giusta verso un modello di sviluppo sostenibile”.
“Serve una nuova capacità di investire sulle politiche industriali – sostiene Massafra – con il coordinamento del Governo nazionale e la partecipazione di Regioni e enti locali, in una logica di governance multilivello che rafforzi la capacità progettuale delle amministrazioni territoriali del Sud. Inoltre – aggiunge – è necessario un vero coinvolgimento delle organizzazioni sindacali e del sistema delle imprese per attuare gli investimenti rispondendo ai reali bisogni dei territori”.
Per il segretario confederale della Cgil “senza ricadute sociali anche il tema degli investimenti rischia di non avere efficacia. La pandemia ha messo in evidenza che in assenza di servizi di qualità, il nostro Sud, le nostre aree interne, che sono un patrimonio del nostro Paese, sono destinate alla desertificazione demografica. Si riparte solo – conclude – con un diverso protagonismo di tutti gli attori coinvolti, a partire dal mondo del lavoro e da chi lo rappresenta, per ridurre divari territoriali e disuguaglianze sociali”.