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In occasione della giornata internazionale dedicata alla eliminazione totale delle armi nucleari che ricorre oggi, 26 settembre, la Confederazione Sindacale Internazionale - CSI - nel suo comunicato stampa chiama il sindacalismo internazionale a schierarsi per "smantellare le testate nucleari e costruire la sicurezza comune". Mai come ora, dalla fine della guerra fredda, siamo ad un passo dalla guerra nucleare. Esistono oggi circa 13.000 testate nucleari in mano a 9 nazioni. Nel gennaio del 2021 è entrato in vigore il Trattato per la proibizione delle Armi Nucleari (TPNW) grazie alla ratifica di 65 stati membri delle Nazioni Unite. Nell'agosto scorso, a Vienna, a conclusione della prima conferenza degli stati membri del Trattato, è stata approvata una dichiarazione di condanna a “qualsiasi minaccia nucleare, sia essa esplicita o implicita e a prescindere dalle circostanze” e di mobilitazione "... finché tutti gli stati non avranno aderito al Trattato, l'ultima testata non sarà stata smantellata o distrutta e le armi nucleari saranno totalmente eliminate dalla Terra".
La CSI da tempo si è mobilitata contro la minaccia nucleare partrecipando in modo attivo alla campagna per la ratifica del trattato (TPNW) promossa dalla Campagna Internazionale per l'Abolizione delle Armi Nucleari - ICAN. Campagna ripresa in Italia come Italia Ripensaci per chiedere l'adesione dello stato italiano al Trattato e l'eliminazione delle testate nucleari dal nostro territorio, oggi presenti nelle basi militari di Ghedi e di Aviano.
Di fronte alla minaccia nucleare ed al proliferare delle guerre che allontanano sempre più la pace, la CSI ha aumentato il proprio impegno partecipando alla rielaborazione del concetto di sicurezza comune, attualizzando il documento redatto nel 1982 dalla Commissione Palme (presideduta dall'ex-premier svedese Olof Palme), insieme all'International peace Bureau ed al Centro Olof Palme.
Questo documento è diventato il punto di riferimento europeo ed internazionale per costruire la politica alternativa alla corsa al riarmo ed alla logica che "alla guerra si risponde con la guerra". Pensato e prodotto prima dell'invasione russa in Ucraina, oggi riveste una importanza ed una sfida ai governi, a istituzioni europee ed internazionali per uscire dalla logica della guerra e dalla corsa al riarmo.
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