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Che la deterrenza militare e nucleare non fosse la strada giusta per costruire sicurezza comune, consolidamento dei diritti, delle libertà e della democrazia, era noto sin dall’inizio degli anni 70 del secolo scorso quando si aprirono ad Helsinky i negoziati tra USA e URSS per limitare la produzione di armi strategiche. E’ quanto sostiene Sergio Bassoli, dell’Area Internazionale ed Europea della CGIL, nell’analisi che segue.
Da quel primo atto i governi europei avviarono un percorso di dialogo a cui aderirono 33 nazioni europee, compresa l’URSS e con la presenza di USA e Canada. Quel percorso, durato un triennio, e noto come “Conferenza sulla Sicurezza e Cooperazione in Europa”, consentì ai due blocchi militari di allora, di sedersi allo stesso tavolo ed approvare nell’agosto del 1975, una dichiarazione condivisa e fondata su questo concetto semplice ma nello stesso tempo fondamentale: “la pace non è sicura quando le armi tacciono, piuttosto la pace è il risultato della cooperazione tra gli individui da una parte e delle stesse società dall’altra”. Nacque così lo “spirito di Helsinki”, plasmato in una dichiarazione con dieci principi che chiama in causa i popoli d’Europa ed il loro desiderio di consolidare e preservare la pace, in modo tale da permettere alle generazioni future di vivere in armonia e in sicurezza.
Da quell’impegno politico e diplomatico si costituì l’OSCE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, forse troppo sottovalutata e lasciata ai margini della vita politica europea, vista spesso solo in chiave di Unione Europea e non di Europa dall’Atlantico agli Urali, superando i blocchi militari ed ideologici che ancor oggi sono d’ostacolo alla costruzione dell’Europa di Pace ed all’affermazione della Dichiarazione di Helsinki.
Ancora oggi lo spirito di Helsinki, alla luce dell’invasione russa in Ucraina e della risposta dell’Europa e degli alleati di oltre-Atlantico, rimane come qualcosa di visionario e non, come dovrebbe essere, un impegno sottoscritto 47 anni fa per per porre le basi di un’Europa di pace garantita da un sistema multilaterale collaborativo basato su valori, principi e regole condivise.
Ma quali sono i principi e valori portanti della dichiarazione di Helsinki che avrebbero dovuto portare al disarmo e alla cooperazione tra gli stati europei per costruire pace e sicurezza comune?
Vediamoli:
L’impegno per costruire un’Europa di Pace in un quadro di dialogo multilaterale e di sicurezza comune è stato poi ripreso nel 1982, pochi anni dopo la firma della Dichiarazione di Helsinki, dal premier svedese Olof Palme alla guida di una commissione internazionale per il Disarmo e la Sicurezza che rifacendosi a quel testo ed alle sue finalità, arrivò alle conclusioni che: “una popolazione ed uno stato si possono sentire sicuri solo quando il paese vicino si sente sicuro”. La Commissione ha così sviluppato il concetto di “sicurezza comune” fondata su sei pilastri che integrano quello che è lo spirito di Helsinki:
Il Centro Olof Palme, l’International Peace Bureau e la Confederazione Sindacale Internazionale, nel quarantesimo anniversario della pubblicazione del rapporto della Commissione guidata da Olof Palme sulla Sicurezza Comune, hanno ritenuto necessario pubblicare una nuova versione del rapporto, preoccupati per le guerre senza fine sparse in ogni angolo del pianeta, per il persistere del rischio del nucleare, per la crisi del multilateralismo e delle democrazie. Un appello all’Europa lanciato pochi mesi prima che scoppiasse la crisi nel bel mezzo dell’Europa con l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa.
L’aggressione della Russia in Ucraina e lo scatenarsi della guerra in Ucraina è senza dubbio il risultato di decenni di politica estera improntata sulla deterrenza militare e nucleare, piuttosto che sullo spirito di Helsinki e sul concetto della sicurezza comune. Questo conflitto armato ha assunto immediatamente la scena della politica mondiale, mettendo in evidenza ciò che le altre 56 guerre in corso non sono riuscite a fare; per lo scontro tra l’Occidente, inteso come alleanza e come modello di società, ed una potenza militare, la Russia detentrice di armi nucleari che rivendica un ruolo di potenza globale; per il rischio di una guerra nucleare nel cuore dell’Europa; per il fallimento del sistema multilaterale incapace di prevenire e gestire per la via politica e diplomatica il conflitto; per la crisi energetica che ha causato crisi economica e sociale in ogni parte del pianeta.
Dopo dieci mesi di guerra, l’Europa può ancora scegliere di uscire da questa crisi riprendendo il cammino e lo spirito avviato ad Helsinki per costruire pace e sicurezza comune tra i popoli e le nazioni d’Europa, ricostruendo spazi di dialogo e ricercando soluzioni politiche e diplomatiche alla guerra in corso in Ucraina. O scegliere di proseguire per la strada del sostegno alla guerra, facendo pagare alla popolazione ucraina il prezzo in morti, distruzioni, sofferenze e violenze di una guerra senza fine, con tutti i rischi e le conseguenze estreme che tale scelta può comportare, dalla nuova corsa al riarmo al rischio di un’estensione del conflitto dentro lo spazio NATO e di una guerra nucleare.
Perseguire lo spirito di Helsinki non significa arrendersi all’invasore e lasciare al suo destino l’Ucraina e la sua popolazione, Al contrario, significa proteggere la popolazione vittima dell’aggressione, fermare la guerra aprendo subito un negoziato internazionale che coinvolga tutti gli attori globali. Una politica di pace prima salva le persone, le protegge, poi negozia, tratta e costruisce giustizia, riconcilia e ristabilisce il rispetto del diritto, compreso il diritto di autodeterminazione e la sovranità territoriale violata.
Sicurezza comune significa affrontare insieme, cooperare tra popoli e nazioni per uscire dalla crisi energetica, dalle povertà, dalle autocrazie e rafforzare diritti, libertà e convivenza. Tutto il contrario che risolvere il conflitto con le armi dove, come sempre, a pagare sono i civili, sotto i bombardamenti, vittime della violenza cieca e le società travolte dall’economia di guerra, dall’inflazione e dai tagli alla spesa sociale, alla salute, all’educazione.
Per questo è importante che la società civile si mobiliti in ogni città d’Europa per dimostrare e far sentire ai governi che le popolazioni hanno scelto l’Europa di pace e chiedono che anche gli stati si rimettano sulla strada di Helsinki per fermare la guerra, costruire la pace e la sicurezza comune.
→ la sintesi in italiano del rapporto sulla Sicurezza Comune