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“Finalmente nella legge di Bilancio 2021, al comma 350 dell’art 1 della legge n.178 del 30.12.2020, si prevede il riconoscimento in maniera piena della contribuzione previdenziale riferita ai periodi di lavoro come part-time verticale ciclico. Si tratta di un risultato politico importante, ottenuto attraverso la mobilitazione di lavoratrici e lavoratori che con iniziative, presidi e tantissimi ricorsi legali negli ultimi anni hanno indotto il Governo ad un intervento risolutivo, che permetterà finalmente ai lavoratori in part-time verticale di poter accedere al pensionamento, considerando tutti gli anni di lavoro al pari di tutti gli altri lavoratori”, è quanto spiegano in una nota il responsabile previdenza pubblica della Cgil nazionale Ezio Cigna e Vera Lamonica della presidenza Inca nazionale.
“Di fatto – proseguono – vengono considerati ai fini del calcolo dell’anzianità contributiva necessaria per acquisire il diritto alla pensione, i periodi di sosta lavorativa. Più precisamente – ricordano Cigna e Lamonica – il numero delle settimane da assumere ai fini pensionistici si determinerà rapportando il totale della retribuzione annuale al minimale contributivo settimanale determinato ai sensi dell’articolo 7, comma 1, del decreto-legge n. 463 del 1983 (minimale settimanale 206,23 euro nel 2020)”.
I due dirigenti sindacali sottolineano che “con riferimento ai contratti di lavoro a tempo parziale terminati prima della data di entrata in vigore della legge di Bilancio, il riconoscimento dei periodi non interamente lavorati è subordinato alla presentazione di apposita domanda dell’interessato corredata da idonea documentazione. Su questo punto – concludono Cigna e Lamonica – vigileremo affinchè la circolare dell’Inps sia coerente con la novità normativa, consentendo a tutti coloro che hanno svolto periodi di lavoro in part-time verticale, di avere tale riconoscimento”.
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