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Roma, 14 gennaio – “È un grosso abbaglio pensare che la risposta previdenziale per giovani precari e donne possa essere un Fondo previdenziale integrativo pubblico a capitalizzazione”. Così il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli commenta quanto affermato oggi dal Presidente dell’Inps, Pasquale Tridico in audizione alla Commissione Lavoro della Camera.
“Chi ha un lavoro povero o precario – osserva il dirigente sindacale – non è nelle condizioni di versare contributi sufficienti per costruirsi una pensione pubblica, figuriamoci se avrà mai le disponibilità finanziarie per fare versamenti aggiuntivi per un Fondo integrativo”. “Dare una prospettiva dignitosa a questi lavoratori rappresenta una nostra priorità. Lo si può fare – prosegue Ghiselli – rafforzando la previdenza pubblica e valorizzando le posizioni previdenziali così da permettere anche ai giovani e alle donne occupati nelle attività più svantaggiate di avere una pensione dignitosa, quella che noi chiamiamo ‘pensione contributiva di garanzia’”. “Anche l’idea di un Fondo integrativo pubblico, concorrente con i Fondi negoziali, la riteniamo sbagliata perché – spiega – la funzione dell’Inps non è quella di gestire risorse nel mercato finanziario. I Fondi negoziali esistenti, che hanno dato in questi anni ottimi risultati nella gestione delle risorse dei lavoratori, stanno cercando di realizzare maggiori investimenti nell’economia reale italiana, anche in collaborazione con la Cassa depositi e Prestiti, in una logica prudenziale e socialmente responsabile”.
Inoltre, la Confederazione commenta i dati illustrati dal Presidente dell’Inps su Quota 100: “le nostre previsioni erano corrette. 150mila pensioni pagate con Quota 100 nel 2019 confermano pienamente le stime elaborate già nell’aprile scorso dall’Osservatorio sulla previdenza della Cgil” ricorda il responsabile previdenza pubblica della Cgil nazionale, Ezio Cigna. “Avremo quindi un risparmio considerevole rispetto alle risorse stanziate in legge di Bilancio. Nel triennio – rileva – verranno risparmiati 9mld e 615mln (2mld 258mln nel 2019; 3mld 924mln nel 2020; 3mld e 432mln nel 2021). Un risparmio che sarà generato da una platea inferiore rispetto a quella preventiva dal Governo, solo il 35%, ossia 341.266 anziché 973mila persone”. “Quota 100 – conclude il segretario confederale Roberto Ghiselli – oltre ad essere una misura a termine, che non ha modificato strutturalmente la legge Fornero, è comunque una misura parziale e insufficiente e lascia completamente aperta l’esigenza di arrivare al più presto ad una vera riforma del sistema previdenziale, utilizzando anche le importanti risorse risparmiate”.
Osservatorio previdenza della Cgil e Fdv ‘Analisi dei costi del decreto 4/2019, Ape sociale, precoci’