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La tecnologia viene oggi percepita come un diritto alle “relazioni”, siano esse interpersonali, familiari o legate al bisogno di acquistare beni o servizi dal 91% degli intervistati. Un diritto abilitatore di altri diritti: di espressione, di informazione, ma anche allo studio, e in taluni casi persino alla salute o al lavoro.
Inoltre, sebbene per l’88,9% degli italiani la propria connessione su linea fissa ha funzionato bene durante l’emergenza sanitaria Covid-19, l’esigenza di far convivere nella stessa abitazione attività lavorative, di studio, di svago ha reso evidente l’indispensabilità di una connessione su linea fissa con prestazioni sempre più stabili e affidabili. (Rispetto a questo 13 milioni di italiani sono intenzionati a potenziare la propria connessione nei prossimi mesi, mentre 3 milioni che non ce l’hanno sono intenzionati ad attivarla).
Infine, nelle quasi 60 pagine che dettagliano i dati relativi alle modalità con cui i 46 milioni di italiani dotati di una connessione internet si rapportano con la tecnologia e con il web, salta all’occhio, positivamente, il fatto che oltre il 60% degli intervistati chiede che la tecnologia 5G sia subito operativa “certificando che visioni distorte e fake news che ipotizzano rischi per la salute legati al suo utilizzo hanno scarsa presa tra i cittadini“.
Questa percentuale sale ulteriormente tra i giovani (77,3%) e arriva al 67,4% tra i laureati.
Non è un tema di nostra competenza, ma certamente appare singolare che studi improvvisati sulla presunta nocività del 5G possano pensare di orientare le grandi scelte dell’Italia e dell’Europa legate alla modernizzazione, allo sviluppo della conoscenza e alla competitività del Paese. In ogni caso, secondo quanto riportato dal Censis, solo il 14,4% si dichiara contrario al 5G, ritenendolo dannoso per la salute, mentre la quota di chi non sa cosa sia è del 25,3%, con valori elevati tra coloro che posseggono bassi titoli di studio (39,2%) ed anziani (36,5%).