Di seguito pubblichiamo la memoria CGIL per l'audizione con l'Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) del 22 novembre



L’arco temporale definito nel Quadro Strategico ARERA 2022-25 definisce una fase importante per il futuro del paese e, in questo contesto, dei settori regolati dall’Autorità.
Energia, Acqua, Rifiuti ed economia circolare sono infatti al centro di un radicale cambiamento dei modelli di sviluppo e degli stessi modelli produttivi con processi imposti sia dagli elementi oggettivi di contesto a partire dall’emergenza climatica ed epidemiologica, sia dai mutamenti del quadro normativo nazionale e comunitario ad essi conseguenti.

L’esito di tali processi in termini di capacità produttive, di equità sociale, e di qualità e quantità dell’occupazione sarà determinante per la collocazione del paese nel nuovo scenario internazionale, ma non sarà scontato se, la massa importante di risorse definite con il PNRR, non sarà accompagnata da una coerente azione di indirizzo e di regolazione dei mercati.

Occorre, in sintesi, che lo Stato torni a fare lo Stato e rafforzi le sue capacità di intervento sia esso diretto nei settori strategici come quelli dell’Energia, dell’Acqua e dei Rifiuti, sia esso regolatorio attraverso il ruolo e le attività di indirizzo esercitate dalle rispettive Autorità.

Esattamente il contrario delle spinte finora prevalenti tese ad assegnare al libero mercato o a mercati scarsamente regolati un ruolo sempre maggiore.
In questo quadro il ruolo dell’Autorità è decisivo e va certamente rafforzato.

Il Quadro strategico 2022-25 oggetto di consultazione assume a nostro avviso obbiettivi strategici largamente condivisibili sia negli obiettivi trasversali sia sulle linee di intervento definite per l’Area Ambiente e per l’Area Energia.

Nel contesto di tale condivisione complessiva ,vogliamo però evidenziare alcuni aspetti specifici di carattere generale e settoriale.

In termini generali :
Appare complessivamente carente nell’azione regolatoria l’attenzione alla qualità delle imprese autorizzate ad agire sui mercati regolati e completamente assente ogni riferimento alla qualità e quantità di occupazione necessaria a garantire servizi efficienti ed efficaci per i cittadini che ne fruiscono.

Questi due aspetti sono ovviamente fortemente correlati e necessitano indirizzi legislativi e regolatori che favoriscano i processi di integrazione verticale dei cicli e di aggregazione di imprese invertendo decisamente la tendenza che, invece, il legislatore ed i regolatori stanno da tempo assumendo, da ultimo con il ddl semplificazioni, con il ddl concorrenza e , ormai da tempo , con le assurde norme dell’art 177 del codice degli appalti del quale ribadiamo la necessità di abrogazione.

Le suddette questioni non sono avulse dalla sfera di azione dell’Autorità, la quale, seppur indirettamente, deve poter influire su tali processi pur agendo rigorosamente nel suo alveo di competenza proprio a garanzia dell’efficienza del mercato e dell’efficacia del servizio per il consumatore finale . Solo imprese strutturate, integrate e con un lavoro di alta qualificazione possono garantire servizi così complessi ed essenziali a differenza di cicli frammentati in miriadi di appalti ed imprese che ( soprattutto nei settori dell’igene ambientale) sono terreno di inefficienze,violazioni dei diritti dei lavoratori, illegalità e, quindi, di inefficienze e conflitti.

Fra l’altro tale azione può e deve essere coerente con quanto definito nello stesso Quadro Strategico all’ O.S. 19 (Definizione di regole uniformi per definire schemi tipo per migliorare la qualità del servizio di gestione dei rifiuti), e all’ OS 21 (Mercati elettrici efficienti ed integrati per la transizione energetica).

Nello specifico dell’Area Ambiente

  • Piano evidenzia diversi obiettivi strategici condivisibili (la trasparenza delle tariffe, l'investimento sugli impianti e sull'innovazione, l'incentivazione dei processi di aggregazione). Questi obiettivi, soprattutto per quel che riguarda il settore dei rifiuti e quello dei servizi idrici integrati, possono rappresentare indubbiamente le condizioni per un rilancio del sistema, per il suo rafforzamento non solo nell'ottica di una maggiore efficacia nell'organizzazione dei servizi, ma anche in funzione della garanzia della sostenibilità ambientale e dello sviluppo dell'economia circolare ne può derivare.
  • Questa base di intenti deve, però, fare i conti innanzitutto con la sostenibilità del sistema: l'equilibrio non semplice tra tariffe sopportabili e investimenti di sistema deve comunque mettere in sicurezza la garanzia di servizi fondamentali per la cittadinanza dei quali è garante il governo pubblico. Le soluzioni semplicistiche che vorrebbero aprire maggiormente al mercato determinati settori (soluzioni che leggiamo nel ddl concorrenza) rischiano di compromettere questo equilibrio.
  • Un maggiore intervento pubblico, soprattutto in determinate aree del Paese, diviene necessario per avere piena garanzia che gli investimenti del PNRR possano centrare gli obiettivi di rilancio di alcuni settori strategici.
  • Tema centrale con il quale fare i conti nell'individuazione delle strategie migliori per raggiungere determinati risultati è indubbiamente l'occupazione. Soprattutto nel settore dei rifiuti negli ultimi anni abbiamo assistito ad un radicale cambio delle politiche occupazionali frutto della trasformazione dell'organizzazione del lavoro: il ritorno del porta al porta sta significando in molte città del Paese un investimento in nuova occupazione, ma in molte situazioni anche un peggioramento delle condizioni di lavoro. Aggirare questa realtà attraverso il ricorso alla moltiplicazione di appalti, attraverso l'introduzione di dumping contrattuale, o in alcuni casi attraverso il ricorso ad aziende che fanno dell'abbattimento del costo del lavoro l'unico elemento di concorrenza, sta producendo effetti perversi e rischia di produrre nei prossimi anni dei drammi sociali incalcolabili. La sostenibilità della gestione dei servizi non può considerare il fattore lavoro come una variabile da trascurare: se il sistema di finanziamento non contempla l'incremento necessario dell'occupazione, nonché la specificità di alcune prestazioni (in termini di carichi di lavoro, di rischio infortuni, dell'anzianità lavorativa), il cortocircuito è dietro l'angolo e sarebbe intollerabile.

Nello specifico dell’Area Energia:
Gli investimenti nelle reti infrastrutturali rappresentano una fondamentale leva per il raggiungimento degli obiettivi della transizione energetica e uno strumento particolarmente efficace in grado di sostenere l’occupazione, anche attraverso l’importante indotto che viene tradizionalmente innescato con tali attività.

Giova in questo ambito ricordare come anche il PNRR abbia specificamente destinato oltre 4 miliardi di euro agli investimenti nelle reti di distribuzione, che si aggiungono a quelli già previsti in proprio dagli operatori.

Tali investimenti sono infatti fondamentali per:

  • incrementare la capacità di rete di ospitare ed integrare ulteriore generazione distribuita da fonti rinnovabili;
  • aumentare la capacità e la potenza a disposizione delle utenze per favorire l’elettrificazione dei consumi energetici (es. mobilità elettrica, riscaldamento con pompe di calore, piani a induzione);
  • aumentare la resilienza del sistema elettrico, con riduzione sia di probabilità che di durata e entità di interruzioni di servizio in caso di fenomeni climatici estremi;
  • abilitare uno sviluppo efficiente di infrastrutture di ricarica elettrica rapida in luoghi accessibili al pubblico e sostenere così la diffusione della mobilità elettrica.

Riteniamo quindi opportuno che, nel contesto sopra menzionato, l’Autorità possa fornire i più corretti segnali alle imprese del settore utilizzando tutti gli strumenti a sua disposizione per l’incentivazione e il sostegno degli investimenti.

In particolare nell’ambito del procedimento in corso per l’aggiornamento del tasso di remunerazione del capitale investito (c.d. WACC) evitare nel modo più assoluto che la decisione finale possa ridurre l’incentivo delle imprese ad investire con effetti sull’occupazione che in questo momento il paese non può permettersi.

Peraltro il costo della rete elettrica ha un impatto ridotto sulle bollette dei clienti finali ed è tra i più bassi in Europa (es. un cliente domestico con consumo tra i 2,5 e i 5 MWh/anno paga per la rete 4,3 c€/kWh in Italia, 5,7 in Francia e 8,6 in Germania – Dati Eurostat). Per ridurre la bolletta non bisogna agire sui costi della rete quanto piuttosto sugli oneri di sistema che vanno spostati nella fiscalità generale.

Superamento maggior tutela:
La legge Concorrenza (L n.124/2017) prevede la fine del regime di tutela al 1 gennaio 2023 per le famiglie e le microimprese. Al momento non sono ancora note le modalità di passaggio di tali clienti al mercato libero. Le stesse saranno oggetto di un decreto ministeriale ad hoc.

Dal 1 luglio 2021, sulla base della disciplina definita dal Mise (decreto 31 dicembre 2020) e da ARERA (del. 491/20), tutte le piccole imprese ancora in tutela sono state assegnate agli operatori risultati vincitori di gare per il servizio a tutele graduali svolte per aree territoriali.

L’ipotesi di replicare un tale meccanismo di gara per l’assegnazione di tutti i clienti ancora in maggior tutela (circa 14 mln di clienti) desta molte perplessità, in quanto comporterebbe una forte criticità per i lavoratori attualmente in forza presso gli esercenti la tutela oltre che rischi di assegnazione dei clienti ad operatori poco affidabili e non in grado di servirli adeguatamente.

Per tali clienti si dovrebbe valutare una tempistica adeguata per il superamento della tutela, procedendo in modo graduale e con strumenti che tengano adeguatamente conto degli aspetti sociali del processo di transizione, tutelando contestualmente tutti i lavoratori che operano nell’ambito degli operatori della maggior tutela.