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Sabato 15 gennaio è stato dato il via al bando del “Piano Italia a 1 Giga” (3,7 miliardi).
Come è noto si tratta del primo dei maxi bandi da quasi 6,7 miliardi totali che, insieme al “Piano per il 5G” (2 miliardi) e ai “Piani Scuola” (261 milioni) e “Sanità connessa” (501,5 milioni) punta a garantire entro il 2026 una velocità di connessione delle reti fisse ad almeno 1 Gbit/s in download e 200 Mbit/s in upload su tutto il territorio nazionale.
L’impostazione del bando conferma tutte le nostre preoccupazioni riguardo alla scelta di uno schema che risponde ad un’idea fortemente mercatista, che guarda ad una frammentazione dei servizi di telecomunicazione. Un’impostazione che, tra l’altro, ha già mostrato tutti i suoi limiti con il Bando del “Piano isole minori” andato deserto.
Adesso le imprese avranno tempo fino alle ore 13 del 16 marzo 2022 per partecipare e candidarsi alla posa della fibra ottica nelle 15 aree oggetto dell'intervento (Sardegna; Puglia; Abruzzo, Molise, Marche e Umbria; Piemonte, Liguria e Val d'Aosta; Calabria Sud e Calabria Nord; Toscana, Lazio, Sicilia, Emilia-Romagna, Campania; Friuli e Veneto; Lombardia, Basilicata; infine Trento e Bolzano).
Potranno partecipare alla gara per tutte e 15 queste aree, ma avranno un limite nell’aggiudicazione dei lotti (massimo otto).
“Il contributo pubblico coprirà fino al 70% delle spese sostenute mentre una quota non inferiore al 30% rimarrà a carico del beneficiario. Il vincitore della gara dovrà garantire a tutti gli operatori di mercato l’accesso all’ingrosso - cosiddetto wholesale - alle infrastrutture finanziate, sulla base di quanto stabilito dalle linee guida dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) e dal
bando di gara.”
La Sardegna e la Puglia sono le regioni che maggiormente beneficeranno dell'operazione, rispettivamente con 356 e 346 milioni di contributo a disposizione.
Naturalmente il giudizio politico sull’intera operazione resta negativo, perché crediamo che il sistema di telecomunicazioni nel nostro Paese non può servire solo a promuovere spesa, così come non si può pensare che debba solo favorire la concorrenza.
Si sta scegliendo di parcellizzare l’infrastrutturazione digitale, mentre non è ancora chiaro quale sarà il destino di Tim, l’incumbent nazionale, e dunque della rete.
E’ evidente, alla luce di quanto sopra, che la costituzione di osservatori e il confronto con le istituzioni a livello regionale o territoriale, assumono una dimensione strategica, oggi più che mai, per monitorare l’avanzamento dei lavori e l’utilizzo delle risorse pubbliche.
Infine, va segnalato che tra i criteri di assegnazione del bando, vi sono la qualità dei piani di assunzione e formazione del personale e di gestione del progetto, nonché impegni relativi a inclusione, diversità di genere, persone con disabilità e sostegno a categorie svantaggiate. Questo ci darà l’opportunità di richiedere specifici incontri anche per verificare la corretta applicazione di quanto previsto e del CCNL.
→ Di seguito riportiamo il testo del bando e il capitolato tecnico