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La guerra in Ucraina oltre al portato di lutti e distruzione costituisce il secondo shock esogeno in meno di due anni insieme alla pandemia Covid-19, peraltro ancora in corso.
È un cambiamento di scenario improvviso, in un contesto in cui il nostro Paese e l’Europa, in controtendenza rispetto all’austerità e alla svalutazione competitiva del lavoro, incanalavano gli sforzi di ripresa e gli investimenti di Next Generation EU per affrontare la crisi climatica in atto e i processi connessi alla transizione ecologica e alla accelerazione digitale, con l’opportunità – tutta ancora da verificare e conquistare – di ridefinire il modello sociale e di sviluppo, qualificando produzioni e occupazione, riducendo disuguaglianze e divari.
Questo doppio impatto, pandemia-guerra, rischia di essere pesantissimo sul versante sociale ed economico, per la debolezza del nostro sistema-paese, che negli anni passati ha moltiplicato e allungato gli effetti negativi della grande crisi del 2008, complice anche la crescita dell’inflazione e soprattutto un quadro di grande incertezza di fronte a noi. Quindi, crisi, emergenza e shock su un’economia che cresce troppo poco, diseguale e afflitta dalla disoccupazione.
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