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La crisi che stiamo attraversando non ha precedenti. Si tratta cioè di una fase nuova che non può essere compresa e valutata ricorrendo a cicli storici precedenti e/o a tradizionali categorie economiche. Le caratteristiche inedite sono sinteticamente le seguenti e si accompagnano a due grandi trasformazioni di sistema.
In primo luogo la natura stessa della crisi, simmetrica, che colpisce offerta e domanda, in un paese che aveva comunque anche nella fase pre-Covid un calo consistente sul versante della domanda, tuttora fortemente dominata dall’incertezza e dal cambiamento degli stili di vita e dei modelli di consumo che stanno devastando importanti filiere. In secondo luogo l’incertezza rispetto al termine della pandemia in Italia e nel mondo rischia di indebolire ulteriormente o di distruggere definitivamente intere filiere produttive e posti di lavoro oltre che prolungare la necessità di interventi straordinari di sostegno al sistema sanitario, economico e al lavoro.
Il quadro di sistema è caratterizzato da due trasversalità che stanno trasformando i processi economici vale a dire il salto tecnologico imposto dalla digitalizzazione e la crisi climatica. In particolare, la decarbonizzazione dell’economia rappresenta per gli effetti sul versante energetico, produttivo e sulla stessa morfologia economica (da lineare e circolare) un passaggio che di per sé ha bisogno di supporti e sostegni per essere affrontato per la profondità e i cambiamenti che impone. Infine, l’ultimo elemento di contesto è relativo alla situazione antecedente a Covid-19: vale a dire l’aumento dei divari economici, sociali e territoriali con una polarizzazione delle ricchezze e impoverimento salariale, legato alla lunga stagnazione, alla riduzione di investimenti pubblici e alle politiche di austerità. Infine il quadro geopolitico in una fase molto fluida e complessa nella definizione degli scenari da qui a dieci anni ma che da tempo determina riposizionamenti e riassetti che influiscono e influiranno anche nella situazione economica del nostro paese.
L’elemento di novità positiva in questo quadro è caratterizzato dalle politiche monetarie e fiscali europee. La sospensione del Patto di Stabilità (che vorremmo preludesse ad un suo superamento) e le risorse straordinarie inserite nel Next Generation EU (sostenute oltre che da contributi dei singoli Stati membri da imposizione tributaria propria e bond), la scelta green e digit come elementi preponderanti del Dispositivo per la ripresa e resilienza, gli interventi sul versante del sostegno al lavoro, rappresentano il tentativo di indicare un quadro comune, europeo, di uscita dalla crisi finalizzato sia a sostenere le politiche nazionali di investimento ma soprattutto ad individuare a ridefinire un modello economico e sociale diverso.
Le politiche e gli interventi economici che nel nostro paese dovranno essere costruiti e introdotti nei prossimi giorni e settimane si dovranno quindi inevitabilmente affrontare e tenere insieme questo quadro. La NADEF oltre a illustrare i principali interventi messi in campo nel 2020, prefigura gli interventi per il triennio successivo ed è inevitabilmente molto “condizionata” dal quadro europeo, a partire sia dalla prospettiva degli investimenti, dalla loro concreta esigibilità temporale oltre che dal percorso di rientro all’interno dei parametri del Patto di stabilità (sospeso per tutto il 2021 ma non superato) che dalla scelta delle riforme da mettere in campo sulla scorta delle Raccomandazioni paese della UE. La Nota di aggiornamento inoltre incorpora non solo il livello di incertezza rispetto agli esiti della pandemia ma anche rispetto ad alcuni aspetti non secondari legati alla regolazione definitiva di NGEU.
La Legge di Bilancio – che si muoverà nel quadro economico definito nella NADEF, dovrà essere strumento per proseguire risposte all’emergenza, sostenere e creare il lavoro pubblico e privato e nello stesso tempo mettere le basi per gli interventi di NGEU. Proprio per la lunghezza dei tempi di accesso al Fondo europeo di ripresa e resilienza, abbiamo sempre ritenuto importante accedere subito alle risorse del Meccanismo europeo di stabilità per mettere in campo fin da subito investimenti di sostegno diretto e indiretto al sistema sanitario.
Mai come adesso, è necessario tenere insieme la visione contingente con il medio periodo, per affrontare “il nuovo normale”, che è denso ad oggi di incertezza ma di cui si intravedono contorni problemi: come si ricostruiranno o si trasformeranno alcune catene e le filiere produttive e del valore, quali elementi di qualità e di tutela nel lavoro, come si sosterranno le reti pubbliche, fondamentali nella fase acuta della crisi a partire da sanità e istruzione, etc. Domande che hanno bisogno oltre che di risposte politiche anche di risorse continuative e strutturali. Le risorse europee (che non sono perenni) devono essere accompagnate da investimenti nazionali di medio e lungo periodo che consentano di proseguire e di dare stabilità ai processi di sviluppo. La riforma fiscale da questo punto di vista oltre che essere strumento di redistribuzione sul lato lavoro, dovrà necessariamente prevedere e rafforzare tutti quegli strumenti che consentano di recuperare risorse attraverso il contrasto all’evasione (ancora sopra i 100 miliardi annui alla luce dell’ultimo Rapporto sull’economia non osservata allegato alla NADEF) e all’economia sommersa, riordinare e ridurre pletora di incentivi e sussidi condizionandoli a sviluppo sostenibile e occupazione in particolare giovanile e femminile.
La pandemia, lo abbiamo affermato spesso, ha accelerato processi e messo a nudo fragilità strutturali, ma soprattutto sul versante economico segnato il decadimento e la fine di un pensiero liberista che sull’altare del profitto e del mercato ha sacrificato da un lato il bene comune ed esigenze collettive e dall’altro l’idea dell’economia della cura quale risposta ai bisogni essenziali delle persone, dell’ambiente e del territorio. Ha cambiato le gerarchie di spesa pubblica e gerarchie economiche privilegiando gli investimenti per affrontare gli effetti economici e sociali della crisi sanitaria. “Il nuovo normale” è ormai segnato da questo passaggio, come dimostrano anche riposizionamenti (e i ripensamenti) di importanti istituzioni economiche internazionali e le scelte molto concrete che si sono messe in campo. In questo senso il ruolo dello Stato in economia inteso come nuovo protagonismo di intervento diretto e progettuale per affrontare la complessità dei fattori di crisi e delle spinte di trasformazione, è uno dei pilastri del cambiamento del modello sviluppo assieme ad una rinnovata visione della democrazia economica. “Il nuovo normale”, nuovo modello di sviluppo si caratterizza per uno sguardo “etico” alla dimensione economica sia di crisi che di prospettiva. È la rivoluzione delle priorità che abbiamo sottolineato nei mesi scorsi: prima i bisogni delle persone, prima la salute, prima la qualità del lavoro, etc. È un approccio coraggioso e radicale alla democrazia economica che deve concretamente trovare a partire dai provvedimenti che si stanno predisponendo risposte e basi di sviluppo.
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