Pubblichiamo di seguito il discorso di Maurizio Landini nel comizio di chiusura della manifestazione per l'80° della Liberazione in piazza Duomo a Milano
Care compagne, cari compagni, cari amici, cari amiche, sono molto felice e contento di poter essere qui in questa piazza così piena, così bella e soprattutto di poter prendere la parola dopo la partigiana che ha parlato. Perché deve ricordare a tutti che se oggi sono tanti anni che il nostro Paese può dire di essere in democrazia, in libertà e in pace, è grazie proprio a persone come quelle che hanno preso la parola qui prima di me, che hanno sconfitto il fascismo e il nazismo.
Senza di questo non ci sarebbe né la libertà, né la democrazia, né la Costituzione. E credo che questo sia un punto molto preciso, che va ricordato e che non va dimenticato. E da questo punto di vista credo che sia anche importante ricordare e non perdere la memoria di quello che è stata la Resistenza e com'è stato possibile sconfiggere il nazismo e il fascismo.
La resistenza non è stata semplicemente il dover prendere le armi come è avvenuto per una parte di persone che si sono trovate di fronte anche a questa secca alternativa, ma la Resistenza è stato un vero e proprio movimento di popolo che ha coinvolto tutti. Perché la possibilità per i partigiani di fare quello che hanno fatto è stato legato anche al fatto che c'era la popolazione che li ha aiutati, che li ha accolti, che si è mobilitata, correndo il rischio di quello che questo significava. E bene questo non dimenticarlo mai.
E se oggi io qui posso parlare a nome delle organizzazioni sindacali è perché c'è stato un ruolo insostituibile che ha giocato il movimento dei lavoratori e la classe operaia con gli scioperi che ci sono stati nel 1943 e nel 1944. Quando scioperare vorrebbe dire correre il rischio di essere uccisi, di essere mandati in campo di sterminio. E grazie a quelle battaglie si è determinata la sconfitta del fascismo e del nazismo, perché gli scioperi non erano semplicemente contro i fascisti, ma era contro la condizione di vita e di lavoro che il fascismo aveva determinato, portando il nostro paese alla guerra, alla fame e allo sfruttamento.
Quindi guarda caso, quei lavoratori e quelle lavoratrici non hanno solo scioperato per dire basta al fascismo e basta alla guerra, ma hanno anche scioperato e difeso le fabbriche, i macchinari contro i fascisti e i nazisti per poter far crescere la democrazia in nostro Paese. Quindi lo voglio dire a nome di tutti i lavoratori e di tutte le lavoratrici che a noi direzioni sulla democrazia non ce ne deve fare nessuno.
Dev'essere molto chiaro, e se vogliono glielo diciamo anche con la sobrietà necessaria, la democrazia e la libertà esiste in questo paese grazie agli antifascisti che si sono messi insieme e che hanno dato la libertà e la democrazia a tutti.
E bisogna non dimenticarlo, e lo dico perché oggi siamo di fronte ad una situazione difficile. Abbiamo imparato che la democrazia e la libertà non vengono conquistate una volta per tutti, la libertà e la democrazia va coltivata giorno per giorno. Non è un caso che chi ha fatto la guerra di Liberazione e ha dovuto impugnare le armi, non è un caso che ha fatto una Costituzione dove ha detto che pur lui avendo fatto la guerra, la nostra è una Repubblica che ripudia la guerra.
Perché ci sia la libertà e la democrazia noi abbiamo bisogno della pace, non abbiamo bisogno della guerra, non abbiamo bisogno delle armi, abbiamo bisogno degli investimenti per creare lavoro, per utilizzare le tecnologie, per avere cura del territorio, della terra, per dare un futuro. Ed è allora importante svolgere questa funzione, e proprio perché oggi viviamo una situazione di crisi della democrazia, dobbiamo essere sinceri. E lo dico a partire da un punto, la nostra Costituzione non è un caso che dice che noi siamo una repubblica democratica e fondata sul lavoro, non è un caso, perché è il lavoro che dà dignità alle persone.
Ma quando il lavoro è precario vuol dire che la libertà è messa a rischio, quando non arrivi alla fine del mese pur lavorando vuol dire che c'è un'ingiustizia sociale, quando muori sul lavoro vuol dire che non può andare bene quel modello lì, quando non ti è garantito il diritto alla salute, il diritto a studiare vuol dire che sono messe in discussioni le basi della democrazia di questo Paese. E allora noi pensiamo che sia assolutamente necessario non ricordare che abbiamo la Costituzione, ma batterci perché noi vogliamo che venga applicata quei principi, quei valori, con quelle riforme, cambiando quelle leggi balorde e sbagliate che negli ultimi vent'anni sono state fatte.
E siccome qualcuno ha pensato che oggi doveva essere all'interno del lutto, lo voglio dire senza alcuna polemica, ma voglio condividere con voi. Io ho avuto la fortuna da segretario della CGIL di poter incontrare Papa Francesco e non l'ho incontrato da solo, assieme a me c'erano 5.000 delegati e delegate. E' stato un incontro storico che non era mai successo e quando abbiamo fatto questo incontro ricordo ancora adesso le parole con cui Francesco ci ha accolto. Ed è partito proprio dalla necessità detta da lui che bisognava valorizzare il lavoro e ha detto che non esiste un Paese democratico se non c'è un sindacato che permette ai lavoratori di organizzarsi, ma soprattutto se i lavoratori non sono liberi di poterci organizzare il sindacato.
E ha fatto delle domande molto precise, ha chiesto banalmente perché una donna deve prendere meno di un uomo, perché i giovani sono costretti alla precarietà, perché si deve morire sul lavoro, perché continua esserci lo sfruttamento e il lavoro nero, perché continua esserci il caporalato, perché si deve essere poveri ancora lavorando. Sono domande che ha fatto il Papa e alla fine di queste domande ci ha detto una cosa molto precisa, ci ha detto e ci ha invitato ad essere un sindacato che deve dare voce a chi non ha voce. E andando a braccio, ha alzato lo sguardo e ci ha detto che dovete fare rumore, non potete stare zitti di fronte all'ingiustizia.
E allora noi oggi ricordandolo, Papa Francesco, vogliamo proprio fare rumore per cambiare questa società che è fondata sullo sfruttamento, che è fondata sul profitto, non sulla qualità del lavoro e sulla qualità delle persone. E proprio per questa ragione la giornata di oggi è una giornata di tutto questo Paese e vorrei concludere su un punto senza alcune forzature, ma io considero che ci sia un tema, e ho visto leggendo dalle agenzie che è un tema che ha toccato anche il Presidente della Repubblica, a cui vorrei fosse fatto un applauso, che non a caso oggi ha scelto di andare a Genova, città medaglia d'oro come Milano, ma che è stata l'unica città che si è liberata da sola. Nel suo discorso, tra le tante cose che ha detto, ne ha detta una: che bisogna combattere l'astensionismo.
Io vorrei che questo tema fosse chiaro, perché io lo considero un punto di fondo, lo ricordavano qui quelli che hanno parlato prima di me. Il diritto di voto c'è nel momento in cui è stato sconfitto il fascismo e il nazismo, perché prima non esisteva il voto universale, le donne il voto l'hanno conquistato con la guerra di Liberazione e con la lotta di Liberazione. E quando sei in un paese in cui in molti casi metà cittadini a votare non ci vanno vuol dire che c'è una crisi e dobbiamo interrogarci tutti, sindacati, forze politiche, associazioni.
Quando le persone non vanno a votare non sono le persone che non hanno capito, vuol dire che non si sentono più rappresentate da nessuno e allora il problema è che di nuovo ognuno di noi, nel ruolo in cui è, deve tornarci ad occuparci dei problemi di vita e di lavoro delle persone.
E mi permetto di dire che abbiamo un'occasione, perché il diritto di voto lo si difende praticandolo e penso che il referendum dell'8 e del 9 giugno debbano essere un'occasione perché i cittadini ci riprendano la parola e la voce e diano un elemento di cambiamento.
E vorrei concludere ricordando di nuovo Pato Francesco. Mi ha colpito non solo la forza che ha avuto fino alla fine, ma mi ha colpito che le ultime parole che lui ha detto sono parole che hanno continuato a andare contro corrente, ha continuato a parlare di pace, ha continuato a parlare di disarmo senza il quale la pace non c'è. Ha continuato a chiedere di fermare le guerre in Ucraina come in Palestina, ha chiesto una cosa molto precisa, che la pace non la si costruisce con la guerra, la pace la si costruisce con la pace, con la diplomazia, con la politica. E allora io penso che sia assolutamente importante che in una giornata come questa da Milano, così come da tutte le piazze d'Italia, arrivi un messaggio molto forte, qui lo si diceva, ora è sempre Resistenza.