L’Assemblea generale della CGIL approva la relazione e le conclusioni del Segretario Generale, assume i contributi al dibattito ed esprime grande soddisfazione per il risultato della campagna di raccolta delle firme a sostegno dei quattro referendum popolari per un lavoro libero, dignitoso, tutelato, stabile e sicuro. Grazie all’impegno di tutta l’organizzazione e alla capacità di coinvolgere – dentro i luoghi di lavoro, nei territori e nella società – lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati, giovani, cittadine e cittadini, è stato possibile raggiungere il numero straordinario di quattro milioni di firme a sostegno dei quesiti.

L’Assemblea generale condivide la proposta di piano strategico politico, organizzativo e comunicativo avanzato dalla Segreteria nazionale per la realizzazione di una campagna referendaria che veda il coinvolgimento e la partecipazione attiva di tutte le compagne e i compagni delle nostre strutture, delle delegate e dei delegati nei luoghi di lavoro, delle attiviste e degli attivisti delle leghe SPI e sul territorio.

In coerenza con la strategia complessiva decisa dall’Assemblea generale, va data piena continuità alla mobilitazione per conquistare un nuovo modello sociale e di sviluppo che, contrastando le crescenti diseguaglianze sociali e nel lavoro, rimetta al centro la libertà e la realizzazione delle persone, anche attraverso la contrattazione di nuovi modelli organizzativi e produttivi nel lavoro, la stabilità dell’occupazione e il pieno esercizio dei diritti sociali e di cittadinanza estendendo l’esercizio della contrattazione sociale e territoriale.

A partire dalla vertenza generale – rilanciata con forza in questi mesi, insieme alla UIL, con lo sciopero generale dello scorso 11 aprile e con la successiva grande manifestazione di Roma del 20 aprile – per conquistare il diritto alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro per tutte e tutti, e fermare la vera e propria strage che si consuma con cadenza ormai quotidiana.

Sono passati solo pochi giorni dalle manifestazioni che abbiamo organizzato a Latina, dopo il barbaro assassinio di Satnam Singh, che rappresenta solo la punta dell’iceberg di una realtà diffusa di sfruttamento, di irregolarità lavorativa, di caporalato, di riduzione in schiavitù di lavoratrici e lavoratori.

Siamo di fronte a un modello di impresa e di sviluppo ormai insostenibile, che dobbiamo continuare a contrastare con tutti gli strumenti disponibili: la contrattazione, la vertenzialità nei luoghi di lavoro, la mobilitazione generale in tutti i territori, l’azione giudiziaria e la modifica di una legislazione che – a partire dalla Bossi/Fini sino alle tante norme che alimentano precarietà, appalti/subappalti e lavoro povero, nero e sommerso – rende sempre più sole e ricattabili le persone che lavorano.

Il Governo si guarda bene dall’affrontare problemi così drammatici e – dopo le elezioni europee – si è invece concentrato sul fronte delle controriforme istituzionali, portando avanti una logica spartitoria che ha come obiettivo finale lo smantellamento della Costituzione antifascista nata dalla Resistenza e fondata sul Lavoro. È stato votato, in prima lettura, il DDL sul Premierato; è stata accelerata la discussione sul DDL per la separazione delle carriere dei magistrati; è stata approvata in via definitiva la legge per l’attuazione dell’Autonomia differenziata.

L’impegno della CGIL per contrastare questo disegno autoritario di sovvertimento della nostra democrazia costituzionale viene da lontano, e ha visto – come ultima tappa – la grande manifestazione della “Via Maestra” che si è tenuta a Napoli lo scorso 25 maggio.

In particolare, sulla Legge sulla autonomia differenziata – in coerenza con quanto approvato dall’Assemblea generale – è stato depositato in Corte di cassazione un quesito totalmente abrogativo, costituito un Comitato promotore con un larghissimo arco di forze politiche, sociali, associative e della società civile, ed è stata avviata la raccolta delle firme per promuovere il referendum da affiancare ai nostri quattro quesiti sul lavoro, con l’obiettivo di sviluppare una campagna unica, coerente ed efficace per chiedere 5 SÌ per difendere la Costituzione, rivendicarne l’attuazione e cambiare il modello sociale e di sviluppo.

Raggiungere le 500.000 sottoscrizioni entro settembre richiede un ulteriore sforzo straordinario. Queste prime giornate di mobilitazione, e il riscontro registrato tra le cittadine e i cittadini sul tema, dimostrano che ci sono le condizioni per riuscirci. L’Assemblea generale impegna tutte le strutture – nel rapporto con le altre forze promotrici, sia a livello nazionale che nei coordinamenti territoriali che vanno attivati in tutto il Paese – a conseguire questo obiettivo indispensabile.

Nel ribadire, anche alla luce dei risultati e degli sviluppi positivi che essa sta determinando, la strategia complessiva deliberata lo scorso 27 febbraio, l’Assemblea generale conferma il mandato alla Segreteria nazionale di predisporre – verificando disponibilità e convergenze con la UIL e con le associazioni e i movimenti che fanno parte della “Via Maestra” – proposte di legge di iniziativa popolare su lavoro, precarietà, appalti, rappresentanza, povertà e salute, da presentare all’Assemblea in tempo utile per essere lanciate a completamento dell’iniziativa referendaria e a sostegno della relativa campagna elettorale.

Poco più di un mese fa si sono celebrate le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, in cui si è verificato un allarmante avanzamento delle destre nazionaliste in molti Paesi del Vecchio Continente.

Tuttavia, non mancano segnali positivi, a partire dal nostro Paese, dove in termini assoluti le forze politiche di maggioranza hanno perso rilevanti consensi rispetto alle elezioni politiche. Anche le elezioni politiche francesi hanno sorpreso in positivo, con un significativo aumento dei votanti e con la vittoria delle forze democratiche e antifasciste, in particolare del Nuovo Fronte Popolare.

Ma i rischi rimangono ancora molto elevati.

Per questo continuiamo a portare avanti, insieme alla CES, la nostra idea di Europa e la nostra iniziativa:

per scongiurare un ritorno all’austerità; per affermare un netto NO alla corsa al riarmo e alla riconversione dell’economia europea in un’economia di guerra; per rivendicare una maggiore integrazione – sul modello Next Generation EU – per finanziare, con debito comune, investimenti europei per politiche industriali, economiche, ambientali e sociali comuni.

Va inoltre recuperato un ruolo europeo nella promozione della pace in tutti i teatri di guerra in essere, che rischiano di acuirsi anziché risolversi, nei quali si stanno consumando – a partire dalla striscia di Gaza, per arrivare all’Ucraina – stragi inaccettabili a danno delle popolazioni civili. Sono tutti conflitti che non hanno alcuna possibile soluzione militare, ma che devono vedere il ritorno alla politica e alla diplomazia.

Tornando al fronte interno, prosegue, anzi si intensifica l’attacco del Governo alla funzione e al ruolo di rappresentanza generale del sindacato confederale, anche attraverso una sistematica offensiva al diritto costituzionale di sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori.

In questo contesto si avvicinano decisioni fondamentali che porteranno il Parlamento ad approvare la Legge di Bilancio per il 2025, su cui peseranno il nuovo patto di stabilità, avallato anche dall’Esecutivo sovranista italiano, e i gravi ritardi che si stanno accumulando nell’attuazione del PNRR e delle politiche di coesione.

Nel prossimo autunno il Paese si troverà di fronte a un bivio: attivare pienamente la leva degli investimenti e recuperare le risorse dove sono (extraprofitti, profitti, grandi patrimoni, rendite finanziarie e immobiliari, redditi alti, evasione fiscale), come noi rivendichiamo, oppure proseguire, inasprendola, la stagione dei tagli alla spesa pubblica – a partire da sanità, istruzione, enti locali – che già hanno caratterizzato l’ultima manovra.

In prospettiva, vogliamo rilanciare una piattaforma complessiva per una vera riforma fiscale che ricomponga la base imponibile IRPEF, che riaffermi il principio costituzionale della progressività e che contrasti l’insostenibile evasione fiscale di massa che zavorra il nostro Paese. Nell’immediato, chiediamo la conferma della decontribuzione e dei benefici fiscali in scadenza per lavoratrici e lavoratori e la piena rivalutazione delle pensioni rispetto all’inflazione.

Solo attraverso una riforma fiscale strutturale che garantisca il gettito necessario sarà possibile rilanciare il sistema pubblico dei servizi, rifinanziare la sanità e tutta la filiera dell’Istruzione (scuola, università, ricerca), rinnovare adeguatamente i contratti pubblici, stabilizzare i precari e realizzare un piano straordinario di assunzioni in tutti i settori della Pubblica Amministrazione.

Sono poi indispensabili investimenti pubblici infrastrutturali, a partire dall’emergenza in cui versano i settori della mobilità e dei trasporti, nonché politiche industriali all’altezza per affrontare le sfide cruciali della transizione energetica, digitale e demografica e della conversione ecologica, senza farne pagare il prezzo alle fasce popolari, definendo politiche, diritti e tutele del lavoro per una giusta transizione che punti, innanzitutto, a salvaguardare l’occupazione in tutti i settori produttivi.

In particolare, l’Assemblea generale sottolinea l’importanza – a fronte dei profondi processi di transizione tecnologica, ecologica ed energetica già in atto – della difesa dell’occupazione industriale.

Tutte le rilevazioni degli organismi nazionali e internazionali confermano un brutale impoverimento – a causa della fiammata inflattiva da profitti del triennio 2021/2023 – di milioni di lavoratrici e lavoratori, di pensionate e pensionati, contro cui il Governo non sta predisponendo alcun rimedio.

Per sostenere il recupero e il rafforzamento del potere di acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori attraverso il rinnovo dei CCNL, va rilanciata una vertenza salariale generale in coerenza con le priorità stabilite dall’assemblea nazionale sulla contrattazione che si è svolta a Bologna. L’obiettivo è andare oltre l’IPCA depurata, portare i minimi salariali (T.E.M.) sopra i 9 euro, defiscalizzare gli aumenti dei CCNL, dare certezza ai rinnovi contrattuali alla loro scadenza.

Salari; riduzione della precarietà e dei part time involontari; riduzione e modulazione degli orari; diritto alla formazione in orario di lavoro, come forma di accesso al lavoro e strumento per affrontare la transizione; difendere l’occupazione e creare nuovi posti di lavoro; tutelare salute e sicurezza: sono le nostre priorità.

Abbiamo bisogno di tutto il sostegno delle lavoratrici e dei lavoratori che passa anche dal riconoscimento della rappresentanza e della democrazia sindacale, e dal rafforzamento dell’autorità dei CCNL. A partire dal pieno sostegno alle Categorie impegnate nelle prossime elezioni per il rinnovo delle RSU nei settori pubblici, e difendendo le agibilità sindacali, dobbiamo generalizzare l’elezione delle RSU e degli RLS in tutti i luoghi di lavoro pubblici e privati, superando gli ostacoli che ne hanno bloccato l’estensione; praticare il voto certificato/referendum delle lavoratrici e dei lavoratori su tutte le piattaforme e gli accordi che li riguardano; affrontare la sovrapposizione degli ambiti di applicazione dei contratti, verificandone i perimetri e avendo a riferimento l’art. 11 del codice degli appalti; dare vita ai coordinamenti dei delegati di sito e costruire le relazioni sindacali nelle filiere rafforzando la contrattazione di anticipo e quella inclusiva.

L’Assemblea generale impegna l’organizzazione a sostenere i rinnovi di tutti i CCNL, pubblici e privati, e le rivendicazioni per cambiare – con le iniziative di mobilitazione e di lotta che si renderanno necessarie – le politiche economiche e sociali del Governo in vista della prossima manovra di bilancio, a partire dalle le risorse necessarie e: rinnovare i CCNL pubblici garantendo il recupero del potere d’acquisto; finanziare adeguatamente sanità e istruzione pubblica, e non autosufficienze; realizzare una vera riforma previdenziale, fiscale, ecc...

La nostra battaglia per il cambiamento e per affermare un’idea alternativa di società e di Paese fondata sui principi e sui valori della nostra Costituzione, presuppone – oltre che un rilancio della nostra azione contrattuale e di una rinnovata relazione con le persone che rappresentiamo – anche un coerente processo di cambiamento della nostra organizzazione.

Va quindi finalizzata la strategia di cambiamento organizzativo e contrattuale della CGIL attraverso la concreta attuazione delle scelte strategiche già decise da tempo.

L’Assemblea generale:

• impegna tutte le strutture a dare seguito alle decisioni assunte dall’Assemblea organizzativa del 2022 e successivamente confermate dal Congresso del 2023, con l’obiettivo di realizzare il percorso di cambiamento della CGIL entro il prossimo Congresso, rafforzando il nostro modello sindacale fondato sulla contrattazione, sulla rappresentanza e l’elezione delle RSU e degli RLS, sulla democrazia, sulla centralità delle delegate e dei delegati, sul rinnovamento generazionale, sul coinvolgimento delle lavoratrici e dei lavoratori migranti, sulla presenza nei luoghi di lavoro, sull’insediamento capillare nel territorio, sul rapporto costante con le lavoratrici e i lavoratori, con le pensionate e i pensionati, con le studentesse e gli studenti, con le cittadine e i cittadini;

• dà mandato alla Segreteria nazionale di avviare un percorso, con modalità e tempi certi e vincolanti, attivando i gruppi di lavoro previsti dalle delibere attuative del 10.03.2022 su:

1) strutture organizzative, ruolo delle Camere del Lavoro e risorse;

2) rappresentanza, contratti nazionali, perimetri e sovrapposizioni.

I gruppi di lavoro, istituiti in base alla composizione prevista dalle delibere attuative, dovranno restituire gli esiti e le relative proposte – entro la fine dell’anno per i temi contrattuali, ed entro febbraio 2025 per quelli organizzativi – all’Assemblea generale per assumere le decisioni conseguenti.